Singolare che la Procura chieda archiviazione e gip imponga giudizio
Accanto al caso che vede protagonista Daniela Santanché, con gli sviluppi dell’inchiesta sulla società Visibilia che riaccendono le polemiche proprio all’indomani dell’informativa della ministra del Turismo in Aula al Senato, a riaccendere lo scontro sulla giustizia anche il ‘caso Delmastro’. Le opposizioni chiedono le dimissioni di entrambi gli esponenti di governo e sulle due vicende interviene Palazzo Chigi, che fa quadrato e respinge qualsiasi ipotesi di passi indietro.
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Anzi, sceglie di contrattaccare e nel mirino finisce quella parte della magistratura, questa è la linea, che sembra voler svolgere il ruolo dell’opposizione e avviare anzitempo la campgna elettorale per le Europee.
Le parole che filtrano sono dure e circostanziate: «In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice dell’udienza preliminare imponga che si avvii il giudizio», è la parte dedicata al ‘caso Delmastro’. Poi la vicenda Santanchè: «In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria». Ebbene, osservano allora sempre fonti di Palazzo Chigi, «quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee».
La segretaria Pd
Parole che suscitano la reazione della segretaria Pd: «Quella del sottosegretario Delmastro e della ministra Santanchè stanno ormai diventando due pagine davvero inquietanti della cronaca politica italiana. Ed è assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura», scandisce Elly Schlein, che incalza la premier: «A questo punto è inevitabile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità. », conclude.
L’iscrizione della ministra
Ma quali sono le novità che hanno indotto il governo ad intervenire? Premessa: mercoledì Santanchè in Senato ha giurato sul suo onore di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. Ma è di ieri la notizia dell’iscrizione della ministra nel registro degli indagati (dallo scorso ottobre). Santanchè, però, torna a precisare di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. M5s annuncia che presenterà la mozione di sfiducia anche alla Camera, dopo averla depositata mercoledì a Palazzo Madama. Il Pd, pur con dubbi sullo strumento, è pronto a votarla se dovesse arrivare in Aula, così Verdi e Sinistra.
La vicenda Delmastro
Alla ‘grana’ Santanchè si aggiunge il riaprirsi della vicenda Delmastro. Esploso a febbraio scorso dopo le rivelazioni fatte in Aula dal deputato FdI Giovanni Donzelli su alcuni colloqui avvenuti in regime di carcere duro tra Alfredo Cospito e alcuni esponenti della criminalità organizzata contro il 41 bis, messi in relzione dall’esponente di FdI con la visita che quattro parlamentari del Pd (Serracchiani, Lai, Verini e Orlando) avevano fatto proprio all’anarchico, il ‘caso Delmastro’ torna alla ribalta a seguito della imputazione coatta disposta dal Gip di Roma nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, nell’ambito del procedimento per rivelazione di segreto d’ufficio.
Tutto parte da un esposto presentato dal verde Angelo Bonelli, dopo che Donzelli aveva riferito in Aula i contenuti delle conversazioni ‘secretate’ tra Cospito e esponenti malavistosi, inormazioni ricevute dal ‘coinquilino’ e collega di partito Delmastro. La Procura di Roma, che ora dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio, aveva chiesto l’archiviazione per il sottosegretario ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione ma che non ci fossero prove sull’elemento soggettivo, ovvero che fosse consapevole dell’esistenza del segreto.
Delmastro: sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente
Mostra tranquillità, il sottosegretario FdI: «Prendo atto della scelta del Gip di Roma che, contrariamente alla Procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda. Avrò modo, davanti al Gip, di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell’elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo», spiega Delmastro in una nota.
La maggioranza si schiera al fianco dei due esponenti di governo. «Siamo stupiti dalla decisione del Gip», confessa il capogruppo FdI Tommaso Foti. Decisione che «lascia stupefatti», aggiunge l’omologo al Senato, Lucio Malan.
Per le opposizioni, invece, «crolla l’imbarazzante e imbarazzata difesa di Nordio. Ancor più grave la copertura politica di Giorgia Meloni», sostiene il dem Peppe Provenzano. Sulla stessa linea M5s e Avs. Il ‘copione’ è simile sul versante Santanchè: la ministra «ha mentito, si dimetta», accusano pressoché in coro M5s, Pd e Avs. Anche in questo caso il centrodestra fa quadrato: «Siamo soddisfatti di quello che ha detto in Senato», spiega il capogruppo leghista Riccardo Molinari, che assicura: «La maggioranza difendera’ il ministro Santanchè»
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