Il favoliere delle Puglie, Giuseppe Conte, e le «menti brillanti»

di Mimmo Della Corte

Il favoliere delle Puglie. Giuseppe Conte ha messo mano alla stesura dell’ennesima favoletta. Con lieto fine? Tutt’altro! C’è spazio per digitalizzazione, innovazione, banda larga, capitalizzazione imprese, energia sostenibile, giustizia, fisco, alta velocità, fiscalità di vantaggio per il Sud, il Ponte sullo Stretto e assistenzialismo. Ma non per lavoro e scuola, neppure con plexiglass.

Un programma da realizzare in 10 anni (pensa di durare cosi tanto?) che sono già diventati 11. Il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni – durante una videoconferenza organizzata da Peterson Institute for International Economics, per ammorbidire i Paesi del Nord che non lo vogliono – ha dichiarato che le prime risorse del ‘recovery’, forse, arriveranno nella primavera 2021. Sempre che in autunno gli Stati – e, quindi, anche l’Italia – provvederanno a presentare i progetti da realizzare e sempre che questi siano in linea coi diktat comunitari e accettati dalla Ue.

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Nell’attesa, quindi, di ‘ricoverarci’, per quest’anno dovremo accontentarci soltanto di 4 miliardi a fondo perduto e 8 in prestito, a fronte dei 175 necessari per il piano. Che il ‘recovery’ sia stato pensato proprio per spingerci a ricorrere al Mes? Probabile. Tant’è che, a spingere in questo senso, ci sono il Pd che cerca di convincere Conte della sua bontà e FI per la quale sarebbe «folle non usarlo». Anche senza ancora conoscerne le condizioni. Puntano a un commissariamento del post-Conte? E, intanto, fingono di non accorgersi che la presidente della Bce, Lagarde ha deciso di allargare di altri 600miliardi e prolungare fino a tutto il 2021 gli aiuti per fronteggiare l’emergenza con l’acquisto di titoli di Stato, senza rischi per il Paese.

A dispetto, però, delle fiabe contiane, non c’è chi non veda che davanti a noi c’è un Paese arrancante che non trova la via d’uscita dalla crisi economica da coronavirus e travolto da una tensione strisciante che rischia di esplodere da un momento all’altro, il governo – sempre più litigioso con se stesso e con l’opposizione dove Salvini ha di nuovo rimesso in discussione i candidati presidenti nelle regioni meridionali e Meloni «unità è rispetto dei patti» – sembra sempre più vicino al baratro.

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Conte cerca disperatamente di evitare il peggio dispensando poltrone

E Giuseppe Conte, per evitare il peggio e non essere costretto a passare la mano, alle fole precedenti, ne aggiunge sempre di nuove, come se quelle di prima si fossero già verificate. Si rende conto, però, che il suo governo vacilla, teme che le elezioni potrebbero anche essere dietro l’angolo, prova ad anticipare tutti e con il cosiddetto «piano di rinascita», dà il via alla campagna elettorale. Tanto più che, con ex 5S e dicci – ha già messo in piedi il proprio partito personale. Nel frattempo, però, temendo di fare la fine di Monti, tenta di evitarle, cercando di soddisfare la voglia di poltrone, potere e clienti che anima il poker di contraenti che lo sostengono.

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Domenico Arcuri

E se i ‘posti’ esistenti (in partecipate e sottogoverno) non bastano, provvede con i ‘giallorotti’ ad inventarne di nuovi: come la task force (74 componenti) digitale per l’utilizzo dei dati contro l’emergenza virus, della ministra per l’innovazione, Pisano; i 18 pseudo cts di ben 500 super(?) esperti, che nessuno sa chi siano, cosa facciano, di cosa si occupino e cosa abbiano realmente prodotto, tranne qualche orma lasciata lungo il percorso; i 40 a supporto del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Arcuri, del cui lavoro, però, al momento si sa ben poco; e infine i 24 del gruppo dell’ex manager Vodafone, Vittorio Colao con il compito di aiutarci ad uscire dal lockdown.

E qualcuno riesce a capire, in cosa si differenzino dalle task force e dai cts precedenti, questi Stati Generali dell’Economia – per altro, anch’essi diventati terreno di scontro nella maggioranza – con opposizioni (come foglia di fico?), Confindustria, organizzazioni sindacali e di categoria e alle «singole menti brillanti»? A proposito, Giuseppe Conte, cosa s’intende per «menti brillanti»?

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