Rosa Alfieri, il pm: «Ergastolo per Elpidio D’Ambra»

di Redazione

La ventenne di Grumo Nevano strangolata a febbraio 2022

«Togliere la vita a una ragazza di venti anni per un motivo cosi spregevole desta le coscienze di tutti noi. Non è pensabile che una donna parcheggi l’auto nella sua abitazione e non esca più viva: chiedo il riconoscimento dell’aggravante dei motivi abietti e futili, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’ergastolo per l’imputato».

È la richiesta che il sostituto procuratore Rosanna Esposito ha formulato alla Corte di Assise di Napoli al termine della requisitoria nell’ambito del processo sull’omicidio di Rosa Alfieri, la ventenne di Grumo Nevano (Napoli), strangolata da Elpidio D’Ambra, nella sua abitazione il primo febbraio del 2022.

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Per il pubblico ministero Rossana Esposito la condotta assassina di Elpidio D’Ambra è stata «assolutamente consapevole, lucida e calcolatrice». Lui, reo confesso, ha sempre sostenuto la tesi dell’incapacità di intendere e volere determinata dalla contemporanea assunzione di cocaina e crack («ho sentito delle voci che mi dicevano uccidila»).

La ricostruzione dell’accusa

Per l’accusa invece ha tentato di approcciare la povera Rosa con un pretesto (una verifica sul contratto d’affitto) per abusare di lei, e quando la giovane si è opposta l’ha uccisa, in maniera raccapricciante: l’autopsia ha evidenziato che l’ha strozzata stringendole le mani al collo e poi soffocata, quando era ancora viva, con un bavaglio, la federa di un cuscino, per impedirle di urlare. Lei si è difesa, letteralmente con le unghie, con tutte le sue forze, lasciando i segni sul corpo dell’imputato.

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Rossana Esposito ha voluto far vedere ai giudici le immagini scattate in casa dell’imputato dopo il ritrovamento del cadavere di Rosa. Il padre della vittima ha scelto di non assistere alla proiezione; ha cercato di uscire dall’aula ma quando ha rivolto lo sguardo verso D’Ambra chiuso in cella, gli ha puntato il dito contro, pronunciato qualche parola. Dalle foto è emerso un particolare che, secondo l’accusa, testimonia la volontà di D’Ambra di avere l’intenzione di abusare di Rosa. Il reggiseno, agganciato, ma spostato verso l’alto, lasciando scoperto il seno.

Dopo avere compiuto l’omicidio, secondo il sostituto procuratore Esposito, D’Ambra ha compiuto una serie di azioni che testimoniano la consapevolezza del terribile gesto compiuto: «nasconde il corpo della vittima, – dice Esposito – va via da casa per non farsi trovare, butta il cellulare, si reca a Napoli, si cambia. Poi, il giorno dopo, va ospedale per farsi refertare un presunto stato di alterazione psichico. Può dichiarare quello che vuole – ha sottolineato la pm – ma è tutto inverosimile».

La tabella di marcia del processo ha subìto oggi una variazione: il legale della famiglia Alfieri, Carmine Biasiello, avrebbe dovuto discutere insieme con il collega Gianmario Siani della Fondazione Polis il prossimo 4 aprile. Lo farà invece prima dell’avvocato Mattia Cuomo (legale dell’imputato) il 12 aprile. Poi ci saranno la camera di consiglio (forse in una data successiva) e la sentenza.

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