Dolore e choc a Sant’Antonio Abate per la morte del piccolo Giovanni

Il bimbo colto da malore mentre giocava nella palestra della scuola

Dolore e choc a Sant’Antonio Abate, piccolo centro sui monti Lattari, per la morte improvvisa del piccolo Giovanni, 8 anni, colto da malore mentre giocava nella palestra della scuola De Curtis, davanti agli occhi dei suoi compagni della III C. La stessa classe frequentata dal figlio del sindaco, Ilaria Abagnale, che ha affiancato la mamma di Giovanni nelle concitate fasi dei tentativi di soccorso, fino al ricovero in ospedale purtroppo vano.

Un percorso durante il quale il piccolo è stato continuamente sottoposto alle manovre rianimatorie dei medici dell’ambulanza medicalizzata inviata dall’ospedale di Castellammare di Stabia alla «De Curtis» appena giunta la richiesta di soccorso. Giovanni, però, non ce l’ha fatta, nonostante il defibrillatore, nonostante oltre un’ora di massaggio cardiaco. L’ipotesi del decesso formulata dai medici è al momento di arresto cardiaco per una anomalia elettrica dovuta a una malformazione nai diagnosticata, ma sarà l’autopsia a offrire certezze sull’accaduto.

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Il bambino era alle prese con attività motorie previste dal Progetto sport di classe del Coni, portato avanti dall’istituto De Curtis di Sant’Antonio Abate. Non una vera e propria ginnastica, ma piccole attività sportive intervallate da domande e risposte dei bimbi, per abbinare il moto alla socializzazione. Giovanni era un bambino sano che frequentava anche una scuola calcio locale, quattro volte a settimana.

«Siamo tutti sgomenti e vicini affettivamente alla mamma del piccolo Giovanni. Le daremo la massima vicinanza, anche come Amministrazione cittadina – afferma il sindaco Ilaria Abagnale – anche se una tragedia di queste dimensioni non trova preparato nessuno di noi. Quattro mesi fa festeggiavamo il compleanno di Giovanni, una festa alla quale hanno partecipato tutti i bimbi, compreso mio figlio. Proclameremo il lutto cittadino e per tutti gli altri bimbi assicureremo uno psicologo in classe. Non riusciamo nemmeno a trovare le parole per comunicare ai nostri figli quello che è successo».

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