Camorra, il pentito: «La figlia di Luigi Giuliano? Un vero boss in gonnella»

di Redazione

Grazie alla consorte Marianna Giuliano, Michele Mazzarella seguiva le sorti del suo clan

Viene definita come «un vero e proprio boss in gonnella», Marianna Giuliano, figlia del capoclan di Forcella Luigi Giuliano e moglie del boss Michele Mazzarella, 45 anni, arrestato oggi con l’accusa di avere ordinato l’omicidio di Salvatore Lausi, il cassiere del clan ritenuto colpevole di avere fatto sparire una cassetta affidatagli contenente 100 milioni di lire. Grazie alla consorte, secondo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, Michele seguiva costantemente le attività del suo clan malgrado fosse detenuto.

Il nome Marianna si è conquistato la ribalta delle cronache a Napoli anche nell’ottobre del 2022, quando i carabinieri hanno «bloccato» nottetempo la festa per i suoi 43 anni, organizzata, con tanto di palco abusivo, cantanti, palloncini e fuochi di artificio nel Rione Luzzatti, ritenuto roccaforte dei Mazzarella, diventato scenario del libro e poi della fiction «L’Amica Geniale» di Elena Ferrante. Secondo quanto emerso dalle indagini del carabinieri, Michele, dal carcere, inviava lettere agli affiliati, anche al reggente di allora Eduardo Bove (sentimentalmente legato ad Anna Giuliano, sorella di Luigi Giuliano).

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Dopo l’omicidio di Bove (ucciso il 5 gennaio 2005) fu proprio Anna Giuliano a consegnare alcune lettere agli inquirenti. Nelle dichiarazioni rese l’11 luglio 2007, un collaboratore di giustizia, Michelangelo Mazza, definisce Marianna Giuliano «un vero e proprio boss in gonnella». «Ha sempre seguito la vicende del clan Mazzarella in posizione apicale – spiega il «pentito» – rimanendo un poco in disparte alle riunioni importanti del marito».

Quando poi Michele Mazzarella è stato chiuso in carcere, spiega ancora il pentito «… la moglie ha svolto un duplice ruolo, rappresentando il canale di comunicazione tra il clan Mazzarella e Michele che ha continuato a fare il capo, dettando direttive e mandati omicidiari…» ma, aggiunge, Marianna «…era in grado di decidere in proprio e di gestire le attività illecite del clan di ordinaria amministrazione». Questo, secondo Mazza, la mise anche in forte contrasto con il reggente Bove e altri elementi di vertice. Bove addirittura tentò una scissione a causa di Marianna Giuliano, che riceveva dai 35mila ai 60mila euro al mese dal clan, oltre che delle quote dai proventi dello spaccio di droga, dei video poker e di alcune estorsioni.

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