La Digos ha finora identificato 350 manifestanti
Un pezzo di Torino è stata deturpata dalla violenza – incendi, vetrine spaccate, monumenti, chiese e muri imbrattati, auto devastate, cartelli stradali divelti – e cresce l’allarme per la continua mobilitazione degli anarchici in tutta Italia, innescata dal caso di Alfredo Cospito, detenuto nel carcere milanese di Opera e sottoposto al regime del 41 bis. Nel capoluogo piemontese si contano i danni dell’ora di furia dei manifestanti nel centro cittadino, con due poliziotti feriti, tanta paura e rabbia.
Piantedosi: «Tensione gestita con equilibrio»
Ma le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi senza l’opera di prevenzione e la gestione dell’ordine pubblico, come fa notare il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ringrazia «tutto il personale delle Forze di polizia impegnato a Torino», esprime «vicinanza e solidarietà agli agenti rimasti feriti negli scontri» e mette in risalto «la grande capacità degli operatori di polizia, che hanno saputo gestire con equilibrio e professionalità i momenti di tensione».
Nelle ore e nei giorni precedenti la manifestazione, la Digos della Questura di Torino aveva identificato decine di manifestanti e sequestrato mazze, bastoni, tronchesi, maschere antigas, caschi, artifici pirotecnici, martelli e altri oggetti pericolosi portati dai manifestanti in arrivo da molte altre città italiane e anche dall’estero, da Francia, Germania, Spagna e Grecia. Un arsenale che i manifestanti avevano pianificato di usare nel centro torinese.
La Digos ha finora denunciato 37 manifestanti e ne identificati 350, tra quelli controllati e gli altri riconosciuti ieri. Sono stati emessi 11 provvedimenti di rimpatrio con foglio di via obbligatorio. E ora la visione dei filmati e degli altri elementi acquisiti consentirà di ricostruire le responsabilità dei violenti.
Oggi pomeriggio, nella seduta del consiglio comunale, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, dopo la condanna a caldo per «gli inaccettabili atti di vandalismo», farà le comunicazioni in Sala Rossa sui disordini e i danni inferti alla città e ai privati.
La sede di Radio Blackout
Dopo gli incidenti, con manifestanti allontanati e dispersi con l’uso di idranti e lacrimogeni, molti anarchici si sono rifugiati nella sede di Radio Blackout, emittente di riferimento dell’area antagonista. Spazi che ora Luca Deri, presidente della circoscrizione 7 di Torino (quartieri Aurora-Vanchiglia-Madonna del Pilone) rivendica per altri scopi: «la presenza di Radio Blackout all’interno della Casa del Quartiere del Cecchi Point non è più compatibile, a prescindere dell’episodio successo ieri sera. Quegli spazi – spiega Deri – devono essere messi a disposizione per le attività a favore dei bambini, delle famiglie e degli anziani del quartiere».
Pugno duro contro i violenti chiede il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Vandali delinquenti, sedicenti anarchici, ieri hanno portato la guerriglia urbana a Torino. Hanno distrutto negozi, imbrattato muri, usato violenza su persone e cose, attaccato le forze dell’ordine. Con questa gente – conclude Crosetto – non si tratta. Vanno bloccati, giudicati e puniti».
Nelle vie e piazze torinesi segnate dal passaggio del corteo ieri sono state installate transenne davanti alle vetrine spaccate, rimossi i cassonetti incendiati e i detriti sparsi in strada. Tra gli edifici imbrattati anche il santuario della Consolata, uno dei luoghi di culto più antichi e amati della città. Oltre alle uova di vernice lanciate sui muri, la mano di un manifestante ha tracciato a caratteri cubitali una bestemmia sulla quale, ieri, alla prima messa della domenica mattina, qualcuno ha posato delle rose.