Bonus edilizi, si volta pagina: stop alla cessione del credito e sconto in fattura

di Redazione

Giorgetti: crediti incagliati per 110 miliardi, necessario mettere i conti al sicuro

Sui bonus edilizi, superbonus compreso, si volta completamente pagina. Per i nuovi interventi non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo. E’ la maxi-stretta con cui il governo interviene sul tormentato dossier del superbonus. L’obiettivo è duplice, spiega il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: «Risolvere il nodo dei crediti», arrivati ormai a 110 miliardi, e «mettere in sicurezza i conti pubblici».

La mossa del governo, arrivata a sorpresa con un’integrazione all’ordine del giorno del cdm, è il decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Due soli articoli, ma con misure d’impatto. Innanzitutto, lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito: d’ora in avanti per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d’imposta. Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma di fatto un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito.

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Ma proprio questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, «avrebbero impatto diretto sul debito pubblico», spiega Giorgetti. Il decreto affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che viene esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per «eliminare le incertezze» che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, spiega il ministro, sottolineando come tutto l’intervento si sia reso necessario «per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata» che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano.

Ora l’urgenza è «riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti» rimasti incagliati, sottolinea Giorgetti, spiegando che nel mirino non c’è il superbonus, ma la cessione dei crediti d’imposta: una montagna da «110 miliardi», che deve essere gestita. Di qui l’appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo «bucone».

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E proprio al settore bancario, già prima del cdm, Giorgetti avrebbe proposto alcune azioni tra cui meno responsabilità in carico alle banche con una maggiore «circolarità giuridica» che permetta di far ripartire le cessioni dei crediti, un ruolo più incisivo delle imprese pubbliche nell’acquisto degli stessi e contatti per risolvere eventuali problemi successivi nelle norme. Un messaggio rassicurante è rivolto anche alle imprese edili: «faremo tutto il possibile», dice il ministro. E infatti per lunedì è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria.

Ma il settore dell’edilizia accoglie con grande preoccupazione la decisione del governo. «Se, come sembra in queste ore, il Governo bloccherà per sempre la cessione di nuovi crediti senza aver individuato prima una soluzione per sbloccare quelli in corso vorrà dire che si è deciso di affossare famiglie e imprese», avverte la presidente dei costruttori Federica Brancaccio a cdm in corso. Confedilizia si dice «perplessa» per l’eliminazione della cessione del credito e resta in attesa fiduciosa: «ma buttare il bambino con l’acqua sporca – avverte – non sarebbe la scelta più saggia».

Nella maggioranza, infine, anche il partito più critico, Forza Italia, di fronte al necessità di mettere in sicurezza i conti ha abbassato i toni. «Siamo intervenuti – ha spiegato il vicepremier Tajani – perché c’era stata una lievitazione dei crediti», dovuta al fatto che nei governi precedenti – è il riferimento è a Conte – c’è stata una «mancata una pianificazione».

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