Il focus degli investigatori pare si sia concentrato tutto qui
Il quadrilatero dove pare si muovesse il super latitante Matteo Messina Denaro è tutto qui, tra il rione Guaguana, vicino al cimitero comunale di Campobello di Mazara e quello dello Sperone. Un fazzoletto di case a due piani dove da lunedì si sono accesi i riflettori come fosse una scena da film. E, invece, tra la curiosità dei giovani pronti a fare foto ai militari davanti i covi, tutto è vero tra le vie di questo piccolo paese che ora è diventato quello di Matteo Messina Denaro, nato a Castelvetrano e scovato, dopo 30 anni, nel paese dove vive il fratello Salvatore.
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Ieri sera a Campobello di Mazara si è aggiunto un ulteriore tassello a quest’indagine che tenta di ricostruire i mesi di latitanza in paese. Forse un terzo covo, stavolta in via San Giovanni, angolo via Santa Croce. Un immobile il cui proprietario vive fuori paese e dove, al primo piano, avrebbe abitato in affitto Andrea Bonafede con la compagna. Almeno fino a un anno fa. Mentre a piano terreno gli ampi garage sono utilizzati come ricovero di mezzi di un’azienda agricola. La perquisizione, stavolta della Polizia di Stato, ha riacceso i riflettori su quest’angolo del rione Sperone. A poche decine di metri dal primo covo di vicolo San Vito. A piedi è una manciata di secondi, tra vie poco trafficate.
La zona è quella del campo sportivo, anche questa sulla via d’uscita verso lo svincolo autostradale. Il focus degli investigatori pare si sia concentrato tutto qui, in quei due rioni del paese che si toccano e dove la vita scorre tra case disabitate e quelle, invece, dove vivono agricoltori, impiegati e liberi professionisti. Non c’è voglia di parlare tra chi passeggia in queste vie che, magari, anche il boss ha percorso in questi mesi.
Una giornata particolare
Ieri mattina il paese s’era già svegliato con la notizia dei sigilli alla casa della madre di Andrea Bonafede in via Marsala, angolo via Cusmano. Poche centinaia di metri distante dal bunker scoperto in via Maggiore Toselli. Ieri sera è stato lo stesso Bonafede ad aprire ai militari dell’arma per un primo sopralluogo, poi i sigilli e lui è andato via da solo a bordo della sua macchina. I residenti della zona hanno vissuto un’altra giornata col presidio dei carabinieri, mentre nel vicolo San Vito sono arrivati anche i Cacciatori di Sicilia, un reparto dei carabinieri specializzato in perquisizioni e ricerca di bunker.
E nel pomeriggio a Castelvetrano poche persone hanno partecipato in piazza alla manifestazione organizzata da Giuseppe Cimarosa, regista di teatro equestre e gestore di un maneggio, è figlio di Rosa Filardo, cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro e di Lorenzo Cimarosa, morto nel 2017 dopo aver collaborato con la giustizia. Cimarosa aveva un foglio bianco, dove simbolicamente riscrivere la nuova storia di Castelvetrano. «Ribellarsi alla mafia e gioire di questo arresto è un nostro dovere di siciliani onesti. Fino a oggi la nostra storia è stata segnata e scritta dagli errori degli altri, da oggi ce la scriviamo da soli», dice.
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