Renato Cinquegranella è ricercato dal 2002
Il nome di Renato Cinquegranella – il camorrista napoletano 73enne che figura nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del «programma speciale di ricerca» del gruppo Interforze – è legato a uno degli omicidi di camorra più efferati mai avvenuti: è stato condannato in via definitiva per l’omicidio di Giacomo Frattini, detto «Bambulella», affiliato alla Nuova Camorra Organizzata capeggiata dal superboss Raffaele Cutolo, ucciso e orribilmente mutilato il 21 gennaio 1982.
Cinquegranella è ricercato, dal 2002, per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro. Il 7 dicembre 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. Cinquegranella fu uno degli assassini di Frattini, ritenuto dalla Fratellanza Napoletana (poi diventata Nuova Famiglia) l’esecutore principale della strage di Poggioreale, una vera e propria carneficina messa a segno dai cutoliani che approfittarono delle violente scosse del terremoto del 23 novembre 1980 per entrare in azione.
Un paio di anni dopo quel tragico accadimento, il corpo di «Bambulella» fu trovato avvolto in un lenzuolo nel bagagliaio di un’auto, mentre la testa, le mani e il cuore furono trovati chiusi in due sacchetti di plastica all’interno dell’auto. Il 73enne è anche ritenuto coinvolto nell’assassinio di Antonio Ammaturo, il poliziotto ucciso a Napoli il 15 luglio 1982 dalle Brigate Rosse.
Secondo le risultanze investigative sarebbe stato lui a fornire supporto logistico al gruppo di fuoco brigatista che lo sorprese sotto casa, in piazza Nicola Amore, insieme all’agente Pasquale Paola, anch’egli rimasto ucciso nell’agguato architettato e commesso da Vincenzo Stoccoro, Emilio Manna, Stefano Scarabello, Vittorio Bolognesi e Marina Sarnelli, tutti condannati all’ergastolo.
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