Giorgia Meloni avverte: «Basta con l’Europa di serie A e serie B»

di Chiara Langella

Giorgia Meloni al suo primo Consiglio Ue

Non ci può essere un’Unione Europa di serie A e una di serie B. Al suo primo Consiglio Ue Giorgia Meloni si prepara a portare la stessa posizione con cui, negli ultimi anni ha criticato l’approccio di chi l’ha preceduta a Palazzo Chigi. La sua sarà una richiesta di «pari dignità», da sviluppare innanzitutto sui principali dossier, migranti ed energia, su cui il governo di centrodestra conta di spingere i 27 a cambiare atteggiamento, ma anche sull’Ucraina.

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All’appuntamento la premier arriva con la «soddisfazione» per il giudizio della Commissione Ue sulla manovra. Ed è forte di un mandato che va oltre quello della maggioranza, perché al Senato, come martedì alla Camera, sono state approvate anche le risoluzioni del Pd e – in parte – quella del Terzo polo, epilogo di un delicato lavoro di mediazione dietro le quinte. Sulla crisi ucraina resta isolato il M5s, contro cui Meloni non lesina ironia: «Si può proporre un Reddito di cittadinanza ai russi per convincerli a ritirare le truppe?». Indegna, un comico, la definiscono dal partito di Giuseppe Conte.

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Mentre in Aula uno degli endorsement più solidi alla leader di FdI Giorgia Meloni arriva da Mario Monti. «Quasi ineccepibile» è stato l’atteggiamento tenuto in Europa sinora dal governo secondo il senatore a vita, al netto della «schermaglia non particolarmente utile» con Parigi. Il consiglio dell’ex premier, memore anche dei suoi negoziati con Angela Merkel, è di non cedere alla tentazione di «protagonismo», di tentare la via «maieutica» di una «mediazione» fra Francia e Germania «ora che non sono perfettamente allineate».

«Sono d’accordo sul tema della triangolazione con Francia e Germania», conviene Giorgia Meloni, sottolineando però «che è mancata in questi anni perché le gambe erano due» e il tavolo ha «barcollato. Ora la situazione è cambiata e consente a noi di giocare un ruolo diverso».

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L’agenda a Bruxelles

Un bilaterale con Emmanuel Macron (a Bruxelles i due saranno nello stesso hotel) non è ancora in agenda. Ci sono invece un incontro con il primo ministro del Vietnam Phạm Minh Chính e il presidente indonesiano Joko Widodo, a margine del Gala Dinner del vertice Eu-Asean; e poi uno con il premier greco Kyriakos Mitsotakis, con cui condivide la battaglia degli Stati del sud del Mediterraneo per un cambio di passo sulla gestione dei flussi migratori.

«Perché l’Italia dovrebbe accettare qualcosa che gli altri non vogliono fare in Europa? La soluzione – è la tesi della presidente Giorgia Meloni – è fermare le partenze e difendere i confini esterni della Ue. Anche gli altri non vogliono movimenti secondari, le ridistribuzioni, le ong». Nella richiesta di «pari dignità», contro la gestione della Ue come «un club elitario», ribadisce la sintonia con la Polonia («Quando diciamo che non è nostra amica, che messaggio diamo alla Russia?») e la necessità di «aiutare i Paesi che furono sotto il giogo dell’Urss».

Pierferdinando Casini le augura di dare l’avvio al «sovranismo europeo, non quello da campagna elettorale ma quello di chi trova in Europa la soluzione». E la prima soluzione a cui punta Giorgia Meloni, a partire da questo appuntamento di Bruxelles, è sul dossier energia, su cui l’Ue finora è stata «miope». A Palazzo Chigi vedono però come una novità positiva il via libera al finanziamento di RepoweEu, il piano che consente ai singoli Paesi di avere nuove risorse da aggiungere ai loro Pnrr per combattere il caro energia e ridurre la dipendenza dalla Russia. Per l’Italia dovrebbe valere 9 miliardi di euro: bisogna decidere in 30 giorni se usarli.

Più lunga si annuncia la scelta sul Mes, perché nella maggioranza le posizioni sono diverse. È stato generico il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spiegando che serve «un adeguato e ampio dibattito in Parlamento» e criticando «l’impianto attuale» del meccanismo, su cui servirebbero «modifiche».

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