La faida doveva essere innescata attaccando il clan Reale
Voleva innescare una guerra su larga scala il triumvirato che guidava il clan Mazzarella. Uno scontro che li avrebbe visti contrapposti ai nemici dell’Alleanza di Secondigliano, in particolare, al clan Contini, che avrebbe rotto gli equilibri criminali a Napoli. Emerge dall’ordinanza con la quale il gip di Napoli Luca Rossetti ha convalidato il fermo emesso dalla DDA nei confronti dei cugini Ciro e Michele Mazzarella, e di Salvatore Barile, ritenuti elementi di vertice del clan.
La conversazione – che conferma le ipotesi investigative circa i ruoli che i tre ricprovano nell’ambito di quella pericolosa organizzazione malavitosa – viene intercettata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli. Dal tenore si comprende che i Mazzarella sono a conoscenza della volontà del boss Patrizio Bosti (scarcerato l’11 maggio scorso ma provvidenzialmente arrestato nuovamente appena sei giorni dopo) di voler uccidere Salvatore Barile.
La faida doveva essere innescata proprio dai Mazzarella, attaccando il clan Reale di San Giovanni a Teduccio, componente dell’Alleanza, mettendo fine così alla «pace». Barile e Ciro Mazzarella parlano di strategie criminali, dei rapporti con i Contini, della tregua – con tanto di accordo – ma anche dell’intenzione di Bosti di uccidere Barile. Dal tenore della conversazione si evince chiaramente che il triumvirato è pronto a passare ai fatti: si parla infatti di reperire le armi, attivare i cosiddetti «killer dormienti» e reclutare affiliati per lo scontro.
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