Camorra, i summit del clan Mazzarella in un ospedale del centro di Napoli

La minaccia al commerciante: «Se non paghi ti sparo, ti ammazzo»

Doppio knock-out delle forze dell’ordine alla camorra, con la Polizia di Stato che arresta 25 presunti esponenti del pericoloso clan Mazzarella e la Guardia di Finanza che sequestra in sette province beni per 290 milioni di euro riconducibili a un imprenditore ritenuto legato a ben sei organizzazioni malavitose. Nel notissimo mercato napoletano della «Maddalena» a farne le spese erano gli ambulanti. Su circa duecento commercianti solo qualcuno ha denunciato, tra cui un immigrato, che ha trovato la forza di ribellarsi.

«Se non paghi ti sparo, ti ammazzo» gli è stato urlato dopo essere stato picchiato selvaggiamente. Ma lui non ha chinato la testa e quei 140 euro a settimana chiesti per poter vendere la sua merce il clan non li mai intascati. L’episodio risale al 9 aprile 2019 ed è la chiave di volta dell’indagine che ha consentito, all’alba di ieri, di sferrare un duro colpo a quella cosca, una delle organizzazioni criminali più pericolose che vivono all’ombra del Vesuvio.

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La Polizia, coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, ha notificato 25 arresti, tra carcere e domiciliari. Tra i destinatari anche Massimo Ferraiuolo, vertice della cosca, i suoi familiari, e Antonietta Virenti, 64 anni, la madre del boss Michele Mazzarella (non toccato da questa indagine) e vedova del capoclan Vincenzo Mazzarella. Maurizio Ferraiuolo, ex collaboratore di giustizia e fratello di Massimo, racconta come il gruppo criminale avesse agganci ovunque.

Perfino in un ospedale del centro di Napoli dove lui stesso avrebbe avuto rifugio da latitante, dove si nascondevano le armi e dove si sarebbero tenuti veri e propri summit di camorra. Una volta la riunione tra i boss si sarebbe svolta nella camera mortuaria.

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Fabbrocini: «Dovevamo intervenire prima delle vacanze natalizie»

«E’ stato colpito il clan che agiva in uno dei centri storici più grandi d’Europa – ha detto il dirigente della Squadra Mobile di Napoli Alfredo Fabbrocini -, dovevamo intervenire, celermente, prima delle vacanze natalizie». E’ infatti proprio durante le feste di Natale che la camorra si fa più pressante. Tra le vittime ci sono anche imprenditori impegnati in appalti pubblici, pure loro oggetto delle pretese del clan.

Tra i reati contestati anche la detenzione di armi, in relazione a un paio di «stese» messe a segno per affermare il predominio contro i rivali del gruppo De Martino. Le estorsioni agli ambulanti della Maddalena (documentate tra il 2018 e il 2021) avevano cadenza settimanale: il clan pretendeva una quota variabile tra 100 e 200 euro, talvolta anche di più. I parcheggiatori abusivi dovevano versare la metà dei guadagni, per esempio. Un business stimato tra 80mila e 160mila euro al mese.

Il maxi sequestro da 290 milioni

La lotta alla camorra ha fatto registrare ieri anche un altro successo, messo a segno dalla Guardia di Finanza che ha notificato un decreto da oltre 290 milioni di euro a un imprenditore il quale, secondo gli inquirenti, riciclava i proventi illeciti di sei organizzazioni malavitose campane: i clan «Puca», «Di Lauro», «Scissionisti», «Mallardo», «Verde» e «Perfetto». Le fiamme gialle hanno messo i sigilli a 12 società, 16 veicoli, 37 rapporti finanziari e 639 immobili e terreni, tra le province di Napoli, Benevento, Caserta, Bologna, Ravenna, Latina e Sassari.

I destinatari del provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli sono Antonio Passarelli, 65 anni, attualmente ai domiciliari e la sua famiglia. E, infatti, sono intestate a Teresa Gervasio, 63 anni, moglie di Passarelli, al loro figlio Pasquale, 45 anni, le sei villette sequestrate dai finanzieri in Sardegna, precisamente a Porto Pollo, nel comune di Palau, in Gallura, acquistate per poco più di 150 mila euro e adesso di un valore stimato intorno ai 2,6 milioni di euro.

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