Crosetto «ha perseguito obiettivi del tutto convergenti con quelli pubblici»
«Non si ravvisa sul piano tecnico-giuridico alcuna ipotesi di conflitto di interessi o di incompatibilità». Lo si legge in una nota del ministero della Difesa, in merito all’ipotizzato conflitto di interessi fra l’incarico del ministro Guido Crosetto e le sue precedenti funzioni di presidente dell’Aiad, oggetto di recenti trasmissioni televisive e articoli di stampa.
«Per espressa previsione di legge, anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa», prosegue la nota, nella quale si sottolinea inoltre che «nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attivita’ di Ministero della difesa».
E ancora: il ministro della Difesa «non partecipa in alcun caso all’adozione di atti idonei ad incidere sul suo patrimonio o su quello del coniuge o dei parenti, in quanto del tutto privo di poteri e funzioni negoziali», ricorda il ministero, spiegando che «nel settore del procurement degli armamenti, è il Capo di Stato maggiore della difesa che definisce i requisiti operativi dei sistemi d’arma da approvvigionare e il Segretario generale della Difesa che avvia le attività di ricerca di carattere tecnologico e industriale e che presiede alle procedure di acquisizione attraverso le competenti Direzioni tecniche».
Nel pregresso incarico di presidente di Aiad, «per la natura dei settori industriali rappresentati, di chiaro interesse strategico nazionale», l’attuale ministro Crosetto «ha perseguito obiettivi del tutto convergenti con quelli pubblici – si legge ancora nella nota – rafforzando le capacità delle imprese e la conseguente competitività internazionale mediante la promozione dell’industria italiana della Difesa all’estero».
Infine, «il Ministero della difesa non ha mai detenuto né detiene alcuna partecipazione nei gruppi industriali di riferimento. Ad ogni buon conto – conclude la nota – sarà cura della Difesa trasmettere le dichiarazione sull’insussistenza di situazioni di conflitto previste dall’articolo 5 della legge 215 del 2004, confermando che non sussistono nella fattispecie motivi di inconferibilità o incompatibilità».