Ciro Immobile condannato per evasione fiscale: nel mirino il trasferimento dalla Juve al Genoa

di Redazione

La Cassazione ha respinto il ricorso del calciatore contro la sentenza emessa nel 2019

Condannato dalla Quinta sezione civile della Cassazione, per evasione dell’Irpef, il capitano della Lazio Ciro Immobile in relazione all’indagine della Guardia di Finanza del 2012 che ha messo nel mirino le parcelle per il trasferimento del bomber dalla Juventus al Genoa. Lo scrive Repubblica e si riferisce a un verdetto della Suprema Corte pubblicato a luglio che ha respinto il ricorso del calciatore contro la sentenza emessa nel 2019 dalla Commissione tributaria della Campania per «la sussistenza di reddito da lavoro dipendente sottratto a tassazione» per il quale è stata determinata «la maggiore Irpef dovuta per il 2012».

In particolare, le indagini hanno riguardato il pagamento di Alessandro Moggi, agente di Ciro Immobile, che in occasione del trasferimento del calciatore dalla Juve al Genoa era stato pagato dalla società calcistica del capoluogo ligure che gli aveva conferito un mandato ‘ad hoc’ di dodici giorni. Secondo l’Agenzia delle Entrate, si trattava di una «operazione simulata», come hanno confermato i giudici dell’appello. Immobile si era difeso sostenendo che il suo agente era Marco Sommella, negando di «aver avuto rapporti di mandato con il Moggi».

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Ma per i giudici tributari campani – avallati dalla Cassazione – «la mera esistenza di un mandato rilasciato al Sommella» non consentiva «di escludere che in concreto il contribuente», ossia Immobile, «si fosse avvalso delle prestazioni del Moggi come proprio agente in occasione del suo trasferimento, essendo peraltro rimasto indimostrato che egli avesse provveduto a versare al proprio affermato procuratore quanto di sua spettanza». In pratica, a Sommella non era stata corrisposta alcuna parcella.

Mandato a Moggi «intrinsecamente inverosimile»

Inoltre, sottolineano ancora i magistrati tributari campani che «il mandato conferito al Moggi dal Genoa appariva intrinsecamente inverosimile, essendo stato rilasciato il 20 gennaio 2012, con validità di 12 giorni, quando è notorio che le trattative per l’acquisto di un calciatore professionista si protraggono per molto più tempo».

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«In ogni caso – prosegue la sentenza d’appello richiamata e condivisa dalla Cassazione – l’operazione simulata aveva comportato per la società acquirente un indubbio vantaggio fiscale» e «le indagini avevano dato prova dell’esistenza di rapporti diretti tra il Moggi e il contribuente», ossia Ciro Immobile, «sia tramite l’evidenza di versamenti effettuati dal Sommella al Moggi, con la causale ‘compenso Immobile’, sia tramite il rinvenimento di un manoscritto dello stesso Moggi, contenente un elenco dei calciatori da lui assistiti, che recava anche il nome» dell’attuale capitano della Lazio.

Immobile è stato anche condannato a pagare 8mila euro di spese legali, mentre non è nota la cifra dell’evasione né l’ammontare delle sanzioni.

 

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