La colonizzazione continua: Nord e sinistra rubano al Mezzogiorno anche i collegi parlamentari

di Mimmo Della Corte

Nessuna sorpresa se il dibattito politico di Letta & c, non parla del Sud

Siamo ormai vicini alla conclusione della più devastante legislatura che la storia repubblicana ricordi. Una legislatura, che sarebbe da dimenticare presto, ma che – per gli errori commessi e i tanti stravolgimenti – saremo costretti a ricordare ancora per molto. Sconvolgimenti per cui, purtroppo, nessuno ha previsto correttivi prima che arrivassero al pettine.

Il passaggio dei grillini sul palcoscenico della politica italiana, peserà per anni sul Paese al quale ha fatto più danni che benefici. E solo chi non vuole, può non vedere. Basta riflettere su quello che è successo ai partiti nella definizione delle liste dei candidati per rendersi conto di quale effetto letale abbia avuto l’inutile – sul piano delle ripercussioni in termini economici – e decisamente demagogico – per opportunismo politico – taglio del numero dei parlamentari voluto dai «5S». Che, per una sorta di eterogenesi dei fini, ne risultano i più penalizzati. Ma anche gli altri partiti ne hanno subito conseguenze.

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Hanno dovuto tagliare il numero dei candidati, con scelte non condivise, penalizzando territori e rappresentanze di area sacrificati, per fare spazio ad «ottimati» e vip provenienti da altre zone e assicurargli seggi blindati. Ed è stata l’ennesima dimostrazione della scarsissima considerazione per il Sud che agli scranni persi per il taglio, somma quelli che gli sono stati estorti per fare posto ai Franceschini, Renzi, Camusso, Conte, Tajani, Berlusconi e alla fidanzatina, Marta Fascina.

Per citare solo i più noti dei paracudati in Campania che – a parte l’esigenza dello scranno – non si sa bene cosa avessero a che spartire con il meridione. Non c’è, quindi, alcunché di cui meravigliarsi per il fatto che il Mezzogiorno sia completamente assente dal dibattito politico elettorale.

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Gli «abusivi» e gli spazi vuoti

In verità non è mai stato molto presente, ma stavolta è ancora peggio. Per cui quei meridionali doc – che, per quanto pochi, pur ci sono – dovranno lavorare almeno per tre – per riempire gli spazi lasciati vuoti dagli «abusivi» che dopo il voto torneranno a lavorare per i propri lidi – se vorranno davvero offrire un reale contributo al rilancio dell’Italia del Sud.

Fango in quantità industriale su Giorgia Meloni

Certo, i sondaggi continuano a dare per largamente vincente il centrodestra, Cosa che i media sinistrorsi, ormai divenuti la quasi totalità, stanno disperatamente tentando d’impedire sputando fango in quantità industriale su Giorgia Meloni, con il contributo di intellettuali e ugole da tastiera.

Quelli, cioè, che piacciono alla gente che piace alla sinistra e trovano spazio sulle prime pagine di riviste e giornali, con battaglie da salotto, che trasudano conformismo e pensiero unico, ma non interessano alla gente comune preoccupata da caro bollette e caro energia, inflazione, le 120mila aziende che minacciano di chiudere e rischio occupazionale, la tassazione alle stelle, piuttosto che aborto, rischio fascismo, razzismo e «ismi» vari ed eventuali.

Già oggi, questi virtuosi del piffero magico, hanno cominciato a lanciare Fatwa e chiamato la stampa estera amica al solito attacco preelettorale all’Italia e a Giorgia Meloni per ostacolarne la corsa e delegittimare il centrodestra. E c’è anche chi lancia allarmi per possibili brogli elettorali per sovvertire i pronostici. Figuratevi, cosa faranno, dal 26 ottobre, quando – come preconizzato dallo stesso superMario – i problemi non risolti dal suo esecutivo cominceranno farcisi sentire.

Allora, dimenticheranno che la corsa agli aumenti di gas, benzina e materie prime è cominciata a inizio estate 2021, a governo Draghi già insediato e la guerra in Ucraina non era ancora cominciata, le sanzioni alla Russia – che continuano a far danni anche a noi – erano ancora di là da venire e se la prenderanno con il centrodestra «incapace di risolvere la crisi». Scateneranno, sindacati, associazioni, piazze e scuole. Ma stavolta, visto quello che hanno cambinato in questi anni e dopo aver ridotto il Paese alla quasi povertà, sarà difficile far credere agli italiani che la responsabilità è ancora e sempre della presenza della Fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia.

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