La leader di FdI: «Sinistra cerca di scappare dalle sue responsabilità accusando gli altri di cose assurde»
«Ho assunto la guida dei Conservatori europei, una famiglia politica storica e pienamente inserita nel gioco democratico dell’Ue e abbiamo aperto interlocuzioni ai massimi livelli internazionali. La faziosità e il provincialismo con cui certa stampa racconta di me non fanno un danno soltanto a Giorgia Meloni, ma all’Italia, che viene sempre trattata come una nazione anomala da mettere sotto tutela». Lo dice la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni in un colloquio con il ‘Corriere della Sera’.
A suo avviso, insistere sulla dicotomia ‘antifascisti contro fascisti’, paradossalmente «potrebbe giovare perché gli italiani si rendono conto di quanto la sinistra cerchi di scappare dalle sue responsabilità accusando gli altri di cose assurde».
Il colloquio parte da un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, che le riconosce la definizione di «conservatore», in cui lei stessa si ritrova. «Per noi – aggiunge – conservatori significa innanzitutto sentirsi eredi» di un’identità. Non rinnega nulla: «Dio, Patria e famiglia non è uno slogan politico, ma il più bel manifesto d’amore che attraversa i secoli. Affonda le sue radici nel ‘pro Aris et Focis’ di Cicerone: ‘l’altare e il focolare’ che da sempre fondano la civiltà occidentale».
Ritiene che l’alleanza Letta-Calenda, faccia «chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda».
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