Obiettivo: evitare che dalle urne esca un risultato che consenta stabilità di governo
Otto settimane da raccontare. Dopo l’accusa di fascismo per Meloni (che intanto avverte gli alleati di non fare promesse impossibili) e FdI, arriva quella a Salvini e Lega di collaborazionismo putiniano denunciata da una fantomatica velina dei servizi segreti nostrani, che hanno smentito, e, infine, le presunte telefonate fra Berlusconi e l’ambasciatore Razov, che il leader di Arcore definisce soltanto illazioni, perché non ci ha mai parlato.
Da oggi al 25 settembre, insomma, in Italia mancherà l’acqua, non certo il «fango» che (come ha dimostrato «Libero» pubblicando una fake su Letta smentita dallo stesso Sallusti in calce alla nota) è facile produrre e spruzzare. Di programmi, magari, se ne parlerà, poi. Dimenticando che va bene il Pil che cresce (per l’effetto di incentivi, attenti però che si tratta di un rimbalzo che non durerà e, per di più, ci ha riportato solo al pre-covid) e la borsa che festeggia, ma sui cittadini pesano l’inflazione e il caro carrello della spesa, per ora, i «Dep» di Letta, da una parte e FdI, FI e Lega, dall’altra, hanno altro a cui pensare.
I primi – a contestare il diritto costituzionale del centrodestra a governare il Paese – e quest’ultimo (che oggi avvia il tavolo per la stesura del programma) a difendersi da tali accuse – per poter perdere tempo a parlare di inflazione, fisco, caro bollette, caro energia, nucleare, ponte sullo stretto, Mezzogiorno, scuola, sanità, occupazione, siccità e cuneo fiscale e come si ese dalla guerra in Ucraina, ovvero di ciò che interessa i cittadini.
Occupare Chigi con la sola benedizione quirinalizia
Sicché, il primo obiettivo del centrosinistra sembra essere quello di far sì che dalle urne non esca un risultato che consenta la governabilità. Per occupare palazzo Chigi con la sola benedizione quirinalizia e mettere le mani sulla Rai e con il supporto della stampa «repubblichina», continuare ad evocare contro Fratelli d’Italia – che i sondaggi danno come primo partito e, insieme agli alleati, favorito alle elezioni di fine estate – il fantasma del fascio, condito con un po’ di: razzismo, violenza, voglia di smontare la Carta Costituzionale, e accusare la Lega e FI di aver fatto cadere il governo Draghi su «disposizione» del Cremlino.
Come se gli italiani non sapessero come sono andate le cose per averlo seguite in diretta tv. Purtroppo, «il Signore fa uscire di senno quelli che vuole perdere».
Senza dire dell’ex editore di «Repubblica», e, oggi, di quel «Domani», che è già «ieri», De Benedetti che – dopo l’accordo sul premier (sarà indicato dal partito che otterrà più voti) e la divisione fra gli alleati dei collegi uninominali siglato dal vertice del Centrodestra – con sprezzo della verità e del buon senso, ha invocato il ritorno del Cln, perché «fonti di sua conoscenza» lo hanno informato del niet del Dipartimento di Stato Usa all’elezione di Giorgia a premier.
Il «New York Times» gli ha ricordato che «è la democrazia bellezza!» e da Washington un portavoce del dipartimento ha risposto «continueremo a lavorare con gli italiani, chiunque governi a Roma». Ma ai centrosinistri ciò che li smentisce non interessa, ciò che conta è delegittimare gli avversari.
Tutto e il contrario di tutto
Intanto, persi i grillini contiani, Letta si è messo a inseguire i «pentascilipoti» dimaiani (e sulla scia del «reddito di cittadinanza» da loro imposto, intende proporre una patrimoniale per regalare soldi ai diciottenni) e provare a imbarcare nei «DeP», tutto e il contrario di tutto. Ma il leader di Azione, Calenda – che (oggi dovrebbe sciogliere la riserva e dire se conferma o meno l’alleanza con il Pd) si trascinerà dietro: gli ex ministri di FI: Brunetta, Gelmini e Carfagna – ha posto il veto alla premiership di Letta, riproponendo il nome di Draghi e in alternativa il suo.
Di più, non è convinto della presenza di Di Maio (che seppure nelle liste di Tabacci, sarà alleato con quel partito, cui aveva giurato odio eterno perché a Bibbiano toglieva i figli alle famiglie con l’elettrochoc per rivenderseli e oltretutto per essere eletto al Senato dovrà chiedere voti proprio ai cittadini di Bibbiano) e si oppone anche a quella della sinistra anti-superMario di Fratoianni e Bonelli. Probabilmente, fuori dalla partita: Renzi e Italia Viva, per vecchi rancori fra i due numeri uno e Mastella che annuncia che «noi di centro» andrà da solo. Insomma, l’area che si respira nel centrosinistra è pesantissima.
Troppi nomi per poche idee, tutte ad excludendum e in lotta tra loro. Più che un’«alleanza tecnica», un «refugium peccatorum». La cui priorità – come detto prima – è quella evitare che dalle urne esca un risultato che consenta stabilità di governo. Se a vincere non dovessero essere loro. Del resto, «Enrico stai sereno» è convinto che «questa legge elettorale costringe a fare alleanze che non ci piacciono». E per qualche seggio si porterà a letto anche il diavolo. Se questo accetterà!
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