Crisi di governo, il Movimento 5 Stelle pensa al ritiro dei ministri prima di mercoledì

di Redazione

D’Incà avrebbe chiarito di non condividere la posizione

In ambienti del M5s circola l’ipotesi del ritiro dei ministri prima di mercoledì, uno scenario che secondo fonti parlamentari sarebbe fra quelli sul tavolo dei confronti interni in corso. Questa soluzione, a quanto si apprende, è stata discussa anche nel consiglio nazionale di ieri. «Il consiglio nazionale si riunirà di nuovo oggi e faremo le nostre valutazioni», ha risposto la capogruppo al Senato, Mariolina Castellone, arrivando nella sede del partito.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, a quanto si apprende, nelle riunioni delle ultime ore con Giuseppe Conte e i vertici del M5s ha esplicitato il proprio dissenso verso la linea dura. D’Incà avrebbe chiarito di non condividere la posizione di chi nel Movimento vorrebbe il ritiro dei ministri e, quindi, il tramonto definitivo anche dell’ipotesi di un nuovo sostegno al premier Mario Draghi. Un dissenso, avrebbe spiegato, dovuto alla preoccupazione per il Paese, per le sorti del Pnrr e per le conseguenze europee.

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Entro questa sera il M5s dovrebbe definire la propria linea. Lo si apprende in ambienti interni ai grillini, da chi è impegnato in queste ore in una serie di confronti interni a cui potrebbe seguire una nuova riunione del Consiglio nazionale del partito. Secondo le stesse fonti, fra le ipotesi che si stanno valutando c’è anche il ricorso a una votazione online per consultare gli iscritti sulle prossime possibili mosse politiche, come il ritiro dei ministri 5s dal governo e la posizione da prendere in caso di un’eventuale nuova votazione sulla fiducia all’esecutivo.

Chi sono gli esponenti del Movimento Cinque Stelle al governo

Sono 9 gli esponenti del Movimento Cinque Stelle al governo che, secondo le ipotesi di queste ore, l’ala ortodossa vorrebbe ritirare dall’esecutivo prima che Draghi si presenti mercoledì al Senato. In particolare si tratta di tre ministri: Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento), Fabiana Dadone (Politiche giovanili) e Stefano Patuanelli (Politiche agricole). C’è anche una viceministra, Alessandra Todde allo Sviluppo economico.

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Mentre sono cinque i sottosegretari rimasti: Carlo Sibilia all’Interno, Ilaria Fontana alla Transizione ecologia, Giancarlo Cancelleri alle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Rossella Accoto al Lavoro e Politiche sociali, Barbara Floridia all’Istruzione. I nove sono quel che resta della delegazione pentastellata al governo dopo la scissione dei dimaiani di Insieme per il Futuro. Si tratta appunto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, della viceministra dell’Economia Laura Castelli e dei sottosegretari Dalila Nesci (Sud e Coesione Territoriale), Manlio Di Stefano (Esteri), Anna Macina (Giustizia) e Pierpaolo Sileri (Salute).

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