Il tardivo pentimento di Giuseppe Conte: «Noi con un piede fuori dal governo»

Il leader grillino minaccia l’Esecutivo a pochi mesi dalle politiche

Dopo 4 anni di governo e a meno di un anno dalle elezioni Giuseppe Conte prova ad alzare la testa e a riguadagnare qualche punto percentuale per il Movimento che i sondaggi danno in grossa difficoltà. In primavera si andrà al voto e il leader grillino ha deciso, ieri, di minacciare la stabilità del governo Draghi. «La nostra comunità sta con un piede fuori dal governo» ha detto in un’intervista al Fatto Quotidiano dopo l’incontro con il premier.

Durante il faccia a faccia Conte avrebbe ribadito che «servono ragioni per restare dentro l’esecutivo, vogliamo risposte vere e risolutive entro luglio». Sì perché il grillismo, di questo passo è destinato a sparire. La voglia di stare al governo unita ai litigi interni ha portato il partito a percentuali irrisorie rispetto a due anni fa. Nonostante fosse la delegazione più importante al parlamento ha finito per non contare niente e il M5S ha visto smantellare, pezzo per pezzo, il tanto caro Superbonus 110%, cancellare la cosiddetta «lotteria degli scontrini» e, ora, a forte rischio c’è anche il tanto criticato reddito di cittadinanza.

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Da qui nascono i problemi del grillismo e infatti l’ex premier afferma: «Noi del M5S siamo in sofferenza perché si sono accumulate una serie di difficoltà. C’è un tema di dialettica politica, sono sparite le cabine di regia, i testi da approvare arrivano all’ultimo momento prima del Consiglio dei ministri, spesso convocato solo con poche ore di anticipo. Se n’è lamentato il nostro capodelegazione Stefano Patuanelli, e anche quello del Pd, Andrea Orlando». Insomma, «c’è un problema di metodo e di merito».

Le ragioni per andare avanti di Conte

Conte non vuole sentire parlare di penultimatum. «Ditemi quali sono questi penultimatum», contesta. «Le richieste del documento sono un ultimatum?», gli viene chiesto. «Noi – risponde – non siamo pagliacci, rispetto a un grande disagio dobbiamo conoscere le ragioni per andare avanti con l’esecutivo. Servono risposte, e di certo non aspetteremo mesi». Quanto ai rapporti con il Pd, «noi non subiamo diktat che lasciano il tempo che trovano – dice -, il Movimento andrà in alleanza solo se ci sarà piena condivisione sui programmi e coesione, piena collaborazione. Sono le nostre condizioni». E aggiunge: «Io dico no al mucchio selvaggio solo per sconfiggere le destre, un obiettivo che a noi sta a cuore, sia chiaro».

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Avrà capito che l’abbraccio con il partito di Letta, dopo avergliene dette di tutti i colori, è diventato mortale? E allora Conte prova, a pochi mesi dal voto, il colpo di spugna e a riconquistare un po’ di quell’elettorato deluso che ormai si è diretto verso altri lidi.

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