Nuova manifestazione di protesta: “Senza liquidità sarà tracollo”
“Ho investito tutti i miei risparmi, i risparmi di un vita di lavoro, per finanziare le attività della mia impresa, attiva da 30 anni. Ed ora, se non cambiano le cose, a 57 anni mi dovrò inventare un altro lavoro, licenziando i miei collaboratori, che sono con me da decenni”.
A parlare è l’ingegnere Angelo Rosario Giordano, titolare di una media impresa edile napoletana, che venerdì prossimo con altre decine di titolari di imprese edili, sia della Campania che di altre regioni, tornerà in piazza a Roma per chiedere lo sblocco delle cessione dei crediti di imposta. Sarà la quarta manifestazione nel giro di pochi mesi ma finora gli effetti sperati non ci sono stati.
Come quella di Giordano ci sono centinaia di altre piccole e medie imprese edili campane (e non solo) che ora sono in sofferenza perché hanno ‘in pancia’ centinaia di migliaia di euro (sono sui loro cassetti fiscali) che però non riescono a monetizzare. Ora non hanno più la sufficiente liquidità per andare avanti e di questo passo devono rivedere i loro piani di lavoro, e persino licenziare i dipendenti. Inoltre il rischio di blocco delle opere – si tratta prevalentemente di cantieri condominiali – è molto elevato, con conseguenti code di contenziosi.
Tutto ha avuto inizio con l’avvento dei vari bonus edilizi: dal quello per le ristrutturazione delle facciate al bonus 110 (per l’efficientamento energetico), al sismabonus. Ai committenti la legge ha consentito una ampia detrazione fiscale delle spese sostenute (dal 90 al 110 per cento), dando la possibilità alle imprese di scontare in fattura il credito di imposta e poi di rivenderlo alle banche o intermediari finanziari.
Misure che hanno riavviato un settore, quello edile, che era in crisi da tempo. Anche l’indotto ha avuto un beneficio. Le imprese edili per stare sul mercato hanno dovuto aderire allo sconto in fattura ma anche fare ingenti investimenti, sia per l’acquisto delle attrezzature che potenziare gli organici.
Tutto bene fino a novembre, quando dopo l’emergere di alcuni casi di truffe sui quali sta indagando la magistratura, le norme sulle cessioni sono diventate più rigide. Nel frattempo i tassi di sconto sono aumentati. Senza trascurare il fatto che però i prezzi delle materia – dalle malte cementizie ai ponteggi – hanno avuto una impennata.
“All’inizio ero scettico non volevo lavorare con il sistema dello sconto in fattura – spiega Giordano – poi mi sono dovuto adeguare altrimenti mi sarei trovato fuori mercato. Ma per finanziare l’avvio delle opere ho dato fondo ai miei risparmi, contando poi di poter monetizzare i crediti di imposta. Il risultato? Ho fatto delle opere, ho anticipato dei soldi, i miei soldi e quelli della mia famiglia, ma finora ho ricevuto pochissimo. A queste condizioni non si può andare avanti”.