Il presidente Ucp: «Per la prima volta non siamo stati consultati per un parere»
«La disinformazione, soprattutto da parte del servizio pubblico, è certamente un dato importante. I cittadini sono andati, a un appuntamento di rilievo costituzionale, nella totale non conoscenza dei temi referendari. E questo è un dato da censurare. Però il fallimento a mio giudizio, è anche frutto del modo con cui è stato organizzato. Estemporaneo, improvvisato». Lo afferma Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali italiane commentando l’esito del referendum in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
«Per la prima volta, noi, come Camere Penali, non siamo stati consultati per un parere. Ci siamo trovati di fronte alla conferenza stampa Salvini-Turco, dove il leader della Lega e il segretario dei Radicali, annunciavano i quesiti. Punto – prosegue – quando si facevano i referendum con Pannella il primo lavoro, fondamentale, era la costituzione di un comitato promotore esteso al maggior numero possibile di realtà che potessero poi essere utili a renderlo noto. Perché non puoi limitarti a dire che non c’è attenzione sui quesiti. L’attenzione politica si crea».
Invece, secondo Caiazza, con questo referendum «è stato chiuso a un accordo a due: Radicali-Lega. E per giunta una delle due forze proponenti lo ha abbandonato – conclude – la Lega non ha mai nemmeno depositato le firme raccolte perdendo così il diritto alle tribune referendarie. Ora sarà più difficile discutere di questi temi. Questo atto politico avventato rischiamo di pagarlo carissimo».
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