La convention tematica di Napoli rischia di segnare il declino di FI
L’Italia è veramente un Paese inaffidabile, non solo storicamente, almeno dall’unità dello Stivale in poi, con tutte le giravolte delle alleanze politiche e militari di questi ultimi 160 anni, ma proprio nei comportamenti disinvolti e contraddittori dei suoi politici, anche a prescindere dalle loro posizioni di sostenitori del governo o meno.
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In nessun altro Paese al mondo, potrebbero restare al governo, per continuare a bombardarlo come i Russi a Mariupol, personaggi come Salvini e Conte, e cioè due leader in caduta libera, che giocano unicamente una partita personale sperando di risalire nella ormai perduta considerazione degli elettori e che armano polemiche ingiustificate su argomenti tragici come il diritto alla difesa del popolo Ucraino, a cui giornalmente negano il diritto a ricevere armi, diventando di fatto complici dei sostenitori degli aggressori.
Ma l’inaffidabilità è anche di alcuni generali, diplomatici, giornalisti, conduttori televisivi, professori universitari, opinionisti e pacifisti delle varie scuole, che più che esercitare il diritto di esprimere il loro libero pensiero, appaiono piuttosto disposti ad ogni possibile manipolazione della verità, pur di non deludere lo Zar nella narrazione di menzogne gratuite, massacri negati, giustificazioni improbabili se non ridicole del perché avrebbe dato luogo ad una guerra di cui nessuno, compresi loro, riesce a comprendere il senso.
Ed in ultimo l’intervento, quasi messianicamente atteso e probabilmente sollecitato dallo stesso Zar, del Cavaliere Berlusconi che ha lasciato basita l’opinione pubblica sull’aplomb innaturale di un intero partito, che ha subito in silenzio, tranne la Gelmini, una sconfessione pubblica dei propri valori e contenuti, da parte del suo fondatore.
Ma la sorpresa è tale solo per i distratti e quelli che hanno scarsa memoria
Il cavaliere ha preso per la prima volta la parola sulla guerra dell’Ucraina il 2 aprile 2022, ben 38 giorni dopo l’inizio del conflitto e decine di migliaia di morti da ambo le parti, specialmente civili, per dichiarare «inaccettabile l’aggressione militare dell’Ucraina» ma senza nominare Putin.
Nessun altro intervento di rilievo, mentre però stringeva una forte intesa operativa con Salvini che, invece, si batte da tempo per non inviare armi offensive all’Ucraina. Improvvisamente dal 16 maggio in poi il Cavaliere ha iniziato una escalation di interventi, con cui anch’egli ha cominciato a sostenere l’inopportunità di mandare armi all’Ucraina, ed ha preso pubblicamente le difese di Putin dagli attacchi di Biden e del Segretario della Nato.
E perché? Ma perché Putin è un suo amico e secondo Berlusconi «Ha le sue ragioni». Quindi, il capo di un partito della maggioranza di governo, dopo che i suoi parlamentari hanno preso all’unanimità, insieme ai colleghi degli altri gruppi, decisioni inequivocabili, ritiene pubblicamente che Putin «Abbia le sue ragioni» nell’aggressione all’Ucraina?
Contraddicendo di fatto il voto parlamentare e l’azione di governo?
Ma ovviamente, essendo da sempre esagerato, il Cavaliere non si ferma lì e va oltre.
Senza neanche spiegare quali sarebbero le ragioni di Putin, venerdì 20 maggio fa l’affermazione più grave in assoluto e cioè «Credo che l’Europa debba fare una proposta di pace a Putin e agli ucraini, cercando di fare accogliere agli ucraini quelle che sono le domande di Putin».
Fare accogliere agli ucraini le domande di Putin?
Cioè chiama domande le indegne rivendicazioni territoriali già fatte proprie nel 2014 con l’annessione della Crimea, e che oggi vorrebbe estendere al Donbass, più probabilmente la rinuncia a tutti gli sbocchi a mare dell’Ucraina, Odessa compresa?
Magari imponendo agli ucraini un vero e proprio diktat? Berlusconi deve essere proprio tanto amico di Putin per potere mortificare se stesso, la sua identità di convinto liberale sempre rivendicata e annullare quasi trent’anni di politica, sconfessando la natura stessa del suo partito, pur di appoggiare le insostenibili pretese di un signore della guerra del genere. O ha altre ragioni che in qualche modo lo costringono a fare queste dichiarazioni inaccettabili.
Una cosa però è certa, l’inaffidabilità del personaggio
Perché dopo avere pronunciato queste affermazioni tanto forti quanto gravi, senza chiedere scusa e senza ritrattarle, non se ne può uscire a «chiarimento» con la dichiarazione che «FI si fonda su principi liberali, cristiani, garantisti, europeisti e atlantisti, ed è sempre dalla parte della libertà, della Democrazia e dell’Occidente e vuole porre fine alla guerra e garantire al popolo ucraino il suo legittimo diritto all’indipendenza e alla libertà, anche con le armi», perché è evidente che nessuno con un minimo di senso logico gli potrà mai credere.
La convention tematica di Napoli di FI, voluta per lanciare un piano europeo, anche per l’assenza di una reazione del partito alle dichiarazioni inaccettabili del suo fondatore, segnerà al contrario l’inizio del definitivo declino di FI quale partito di Destra liberale europeista, per difetto di credibilità e congenita inaffidabilità del suo leader, perché i valori della libertà e della democrazia non sono mai negoziabili, anche quando possono dispiacere agli amici.
Nicola Bono
già sottosegretario per i beni
e le attività culturali