Un’indagine che il 26 gennaio scorso portò all’emissione di venti misure cautelari
La Procura di Napoli (sostituto procuratore Simone de Roxas) ha notificato l’avviso di conclusione indagini a 68 persone coinvolte nell’inchiesta sulla gestione illecita delle procedure per il rilascio delle patenti oggetto di revoca o sospensione, dietro il pagamento di tangenti in danaro o di altri favori, da parte di addetti del competente ufficio della prefettura partenopea. Un’indagine che il 26 gennaio scorso portò all’emissione di venti misure cautelari, che furono eseguite dalla Guardia di Finanza di Napoli (nove arresti domiciliari, cinque obblighi di dimora e sei sospensioni dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio).
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Tra gli indagati per i quali la Procura potrebbe richiedere nelle prossime settimane il rinvio a giudizio, figurano il funzionario di prefettura addetto all’ufficio patenti Giuseppe Visone e il poliziotto Francesco Milano, entrambi ritenuti dagli inquirenti i promotori dell’associazione illecita insieme a numerosi titolari di agenzie di pratiche automobilistiche; c’è poi l’altro funzionario della prefettura di Napoli Giovanni Terracciano, che sostituiva Visone nelle pratiche illecite; gli altri indagati sono i procacciatori di affari e i clienti finali, che pagavano somme dai 300 ai 400 euro per vedersi ridare la patente oggetto di sospensione o revoca dopo violazioni al codice della strada.
Scoperti anche furbetti del cartellino
Ma non c’era solo «l’indebita restituzione di patenti di guida ritirate e gravate da provvedimento di sospensione o revoca» tra le richieste non lecite provenienti dagli automobilisti, che erano infatti disposti a pagare per ottenere la falsificazione materiale della patente di guida o di altre autorizzazioni, o il duplicato di patenti benché le stesse fossero già gravate da provvedimenti ostativi, il rinnovo delle patenti senza lo svolgimento delle previste visite mediche, la restituzione di punti decurtati dalle patenti per infrazioni al codice della strada in assenza dell’effettiva frequenza dei previsti corsi, la predisposizione di falsa documentazione per la guida temporanea in presenza di sospensione o revoca, l’occultamento delle pratiche amministrative e dei verbali trasmessi in Prefettura dagli organi accertatori, con lo scopo di evitarne la trattazione, facendo decadere i termini di prescrizione previsti per l’emissione dei decreti sanzionatori.
Dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria sono poi emersi anche furbetti del cartellino nell’ufficio patenti della Prefettura di Napoli; il sistema prevedeva una sorta di «turno parallelo» per le marcature in entrata e in uscita, con il cosiddetto badge, di soggetti non presenti al lavoro, al quale avrebbe partecipato, in alcuni casi, anche personale esterno all’amministrazione.
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