L’aumento della tensione fa temere un allargamento del conflitto
Un attacco a un deposito di munizioni in Russia e un raid ucraino sull’isola dei Serpenti, dove Putin ha piazzato i suoi missili Stena-10, hanno segnato la guerra in Ucraina nelle ultime ore, dopo una giornata caratterizzata dall’aumento della tensione tra la Nato e Mosca e da scontri in Transnistria che fanno temere un allargamento del conflitto.
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Falliti, nella sostanza, i colloqui di ieri tra il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e i vertici russi. Dopo un incontro con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, Guterres ha parlato per un’ora con il presidente russo Vladimir Putin, che, all’ennesima richiesta di un cessate il fuoco, ha risposto che non ci sarà pace finché Crimea e Donbass non torneranno alla Russia.
Il messaggio del Papa
Del conflitto riparla anche il Papa, in un messaggio a un congresso cattolico. «Ogni guerra nasce da un’ingiustizia», ha detto, aggiungendo che «è triste vedere che l’umanità non riesce a essere capace di pensare con schemi e progetti di pace». La ministra degli Esteri britannica Liz Truss si appresta a ribadire, in un discorso anticipato ieri sera, l’intenzione di spingere l’Occidente a un riarmo di fronte all’offensiva russa, posizione già espressa ieri in un vertice convocato dagli Stati Uniti con gli alleati.
Mosca minaccia attacchi e rappresaglie
Una posizione contro la quale Mosca ha subito replicato minacciando attacchi e rappresaglie anche nei territori dei Paesi Nato. Anche il cancelliere tedesco Sholz cede alla richiesta di armi da parte di Kiev a cui invierà 50 carri armati di ultima generazione. Alle 8 di questa mattina, intanto, Mosca dovrebbe chiudere i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria, per il rifiuto da parte di quei governi di pagare le forniture in rubli.
Zelensky e l’allarme nucleare
Zelensky rilancia l’allarme nucleare accusando i russi di avere colpito indiscriminatamente siti nucleari in Ucraina, compreso quello di Chernobyl, rischiando di «spingere il mondo sull’orlo del disastro», un pericolo a suo giudizio tutt’altro che superato. Per questo ha sollecitato «un controllo globale sulle dotazioni e sulla tecnologia nucleare» russe.