Arrestato anche il presunto cassiere dell’organizzazione
E’ emersa anche l’esistenza di una contabilità degli investimenti effettuati dalla famiglia Moccia, parte della quale annotata su dei «pizzini», dall’ordinanza con la quale il gip di Napoli Maria Luisa Miranda ha disposto ieri 59 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati nell’ambito di una indagine del Ros e del Gico di Napoli, coordinata dalla Procura partenopea. La contabilità era stata suddivisa in «vecchia», quella relativa al periodo compreso tra l’anno 2000 e il luglio 2016, e «nuova», quella che andava dall’agosto del 2016 al 2019.
Una conversazione intercettata dagli investigatori evidenzia, che anche i rendiconti dei guadagni spettanti ai Moccia venissero trascritti su dei «pizzini» che, però, puntualmente, Antonio Moccia smarriva, dimenticandosi delle varie spese che, evidentemente su disposizione dello stesso Antonio Moccia, Giovanni Esposito sosteneva, come il pagamento dei lavori eseguiti nell’abitazione della figlia di Antonio o il pagamento del matrimonio della medesima. Esposito, arrestato oggi insieme con i fratelli Moccia, viene ritenuto dagli inquirenti un vero e proprio cassiere dei proventi derivanti dai grandi affari del clan.
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