La guerra in Ucraina blinda la poltrona di Mario Draghi

di Dario Caselli

La maggioranza è sempre più in difficoltà

In un’altra epoca, quella non segnata dal Covid e della guerra in Ucraina, il governo e la relativa maggioranza sarebbero andati gambe all’aria da un pezzo. Lo dimostra la sostanziale freddezza con la quale i leader dei partiti che sostengono il governo hanno accolto l’intervista pasquale rilasciata dal premier Mario Draghi al Corriere della Sera. La prima, su due intere pagine, da quando è alla guida dell’Esecutivo.

Ed a giudicare dalle reazioni se l’intento era quello di compattare la maggioranza l’obiettivo è stato fallito clamorosamente. Soltanto il segretario del Pd, Enrico Letta, è uscito pubblicamente per lodare e fare sue le parole del premier. Per il resto silenzio e dietro le quinte più di qualche mugugno.

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Ecco, basterebbe già soltanto questo per rendersi conto dello stato della coalizione e delle prospettive che l’attende da qui all’estate, visto che, ed è la convinzione di molti, la Finanziaria sarà chiusa in netto anticipo proprio per consentire prima della fine dell’anno lo scioglimento del Parlamento e il ritorno alle urne. Questo quindi significa che già prima della pausa estiva l’intelaiatura della manovra sarà fatta e che dopo saranno necessari soltanto pochi accorgimenti. Naturalmente al netto di quello che accadrà da qui a qualche mese in Ucraina.

Nel frattempo, però, governo e maggioranza dovranno cercare di trascinarsi, andando avanti e chiudendo i vari dossier rimasti aperti. A partire da questa settimana con il Def, al Senato, e la riforma della giustizia, alla Camera. Su questi due temi almeno per il momento sembra essere spuntato il sereno.

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Incognita scostamento di bilancio

Riguardo il Def dopo l’intera giornata trascorsa a trattare a tarda serata la maggioranza è riuscita a ritrovarsi attorno a un testo di sintesi. Toccherà adesso al Mef fare le necessarie correzioni da tradurre nero su bianco, ma la schiarita sembra cosa fatta. Giusto in tempo per il voto del Parlamento. L’unica incognita che rimane è quella dello scostamento di bilancio.

Se fosse stato per i partiti sarebbe stato dato il via libera a un nuovo sforamento, ma sarebbe stato il premier Draghi a frenare. Troppo alto il timore di allargare nuovamente i cordoni della borsa, e pure dell’indebitamento, piuttosto meglio attendere e verificare l’andamento della situazione economica con l’impegno che se le cose andranno male si interverrà con risorse aggiuntive.

Più semplice, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali, la situazione sulla riforma della giustizia. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare per giovedì e, questa è forse la vera notizia, senza il ricorso al voto di fiducia. Tutto frutto dell’intesa raggiunta dalla maggioranza dove nessuno a parte la Lega presenterà emendamenti al testo. In tutto saranno 5 gli emendamenti del Carroccio, direttamente collegati ai quesiti referendari.

Si fermano qui, però, le buone notizie per la maggioranza visto che per il resto è buio pesto. A partire dalle due riforme collegate al PNRR: la delega fiscale e il ddl Concorrenza. Sul primo si continua a navigare a vista tra le resistenze di Lega e Forza Italia che insistono nel chiedere di far saltare la norma sulla riforma del Catasto. Insomma, i buoni presentimenti della scorsa settimana al termine dell’incontro tra Draghi e la delegazione leghista e forzista sono un lontano ricordo. Tutto rimane appeso ai tecnici del Mef a cui spetterà tradurre in norme quanto uscito dal vertice. Missione non semplice anche perché dal canto loro sia Pd e sia M5S frenano, indisponibili su questo punto a cedere.

Il ddl Concorrenza e i muri del centrodestra

E’ evidente che si tratta di schermaglie con vista sulle elezioni, dove nessuno vuole cedere un centimetro all’altro. Ecco perché la soluzione assomiglia a un rebus intricato. E non da meno è pure il ddl Concorrenza anch’esso vittima delle resistenze del centrodestra di governo, più Fratelli d’Italia dall’esterno, che sul tema dei balneari ha alzato un muro. Il provvedimento rimane perciò impantanato in Commissione e proprio per questo ieri la maggioranza si è vista con il governo per cercare di delineare una road map. Per il momento però nulla di fatto. Le parti torneranno a rivedersi oggi.

Il quadro complessivamente, quindi, rimane abbastanza incerto anche se l’unica certezza è che una crisi non è possibile e che si dovrà andare avanti fino alla fine naturale della legislatura. E’ la dura legge della guerra in Ucraina che non ammette crisi e ritorno anticipato alle urne.

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