La città non risponde all’appello: un centinaio i presenti
Purtroppo, ancora una volta, la città, Torre Annunziata, non c’era. Di conseguenza, non c’era – come pure sarebbe stato giusto e come ci saremmo aspettati che fosse – la cosiddetta folla delle grandi occasioni, stamattina di fronte al Palazzo di Giustizia oplontino per dare sostegno alla famiglia di Maurizio Cerrato, in occasione ed in attesa dell’inizio del processo contro gli assassini del povero Maurizio, ucciso, il 19 aprile di un anno fa, per difendere la figlia.
Proprio per questo, però, ognuna di quel centinaio di persone che – aderendo all’invito del comitato di liberazione della camorra e dal malaffare Area Sud di Napoli – ha deciso di esserci e metterci la faccia valeva almeno per tre, se non di più. Fra loro il Senatore Sandro Ruotolo, la già assessore comunale e presidente dell’associazione «Progetto Cripta», Anna Vitiello, e i già consigliere comunali Germaine Popolo e Pierpaolo Telese, il presidente del comitato civico organizzatore Giuseppe Manto, don Ciro Cozzolino, referente locale di «Libera», e l’Associazione ‘La Fenice Vulcanica’.
Perché era lì, non per prendere il sole, bensì per chiedere verità e giustizia e, quindi, difendere un diritto di tutti noi. Anche, pertanto, di quelli che non c’erano. E, magari, in quello stesso momento, tranquillamente seduti davanti ad un tazza di caffè, al tavolino di un bar o chiuso nelle mura di casa, stavano lamentandosi del pesantezza della pressione sulla città e sulla sua quotidianità rappresentata dalla presenza della criminalità organizzata e spicciola.
Al tribunale è arrivata anche la vedova dell’uomo accompagnata dalla figlia Maria Adriana: «Quella sera – ha detto Tania Sorrentino prima di entrare nel palazzo di giustizia – sono state uccise quattro persone. La giustizia tolga ogni diritto a chi ha ucciso mio marito. A mia figlia hanno tolto l’adolescenza».
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