Che Meloni guidi il primo partito italiano e guardi Lega e FI dall’alto non piace a Berlusconi e Salvini
Siamo seri, solo durante un quasivero, anzi, meglio, similifinto matrimonio con la poco più che trentenne deputata forzista Marta Antonia Fascina, il giovanissimo ottantaseienne, fondatore di Forza Italia, Mediaset, già 4 volte presidente del Consiglio, poteva inventarsi Matteo Salvini, unico leader politico italiano.
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Non sarà l’ennesima dimostrazione dello scarsissimo fiuto del «Capo» nello scegliersi degli eredi veri, dopo Tremonti (l’unico che avrebbe potuto avere qualcosa da dire, ma chi va con Berlusconi, deve contentarsi di fare da spalla) Casini, Fini, Follini, Buttiglione, ora è il turno del Capitano. Farà la stessa fine? La sensazione personale, molto personale, forse, però, non solo mia, è che si sia trattato di una rivalsa nei confronti di Giorgia Meloni per essersi permessa nel non troppo lontano: 4 febbraio ultimo scorso, di dire, cosa per altro, decisamente vera, di non dovere «niente a Berlusconi». E lui nun ce vò stà
Non è un caso se da quel momento – mentre gli italiani (vedi rilevazione di Swg resa nota lunedì scorso, non l’unica, poiché il trend in ascesa di FdI è iniziato nel 2012, senza mai interrompersi, come la guida di Giorgia) continuano ad attribuire, alemeno nelle intenzioni di voto, a Fratelli d’Italia il primo posto nella graduatoria dei partiti d’Italia, con cinque 5 punti di vantaggio, sulla Lega e 14 su FI – le tv Mediaset hanno praticamente oscurato, patrioti e Meloni dai loro palinsesti e dai programmi di news -.
Insomma, comportandosi, esattamente, come tutti gli altri partiti e media negli ultimi 60 anni di vita repubblicana (o forse sarebbe meglio dire «repubblichina?» nei confronti della destra e di chiuque rifiutasse di adeguarsi al pensiero unico, incuranti di come la pensassero gli italiani. Perché loro era la verità rivelata. Tutto ciò che pensavano gli altri era soltanto «pattume».
La paura di Berlusconi e Salvini
Ora, però, c’è qualcosa in più: Berlusconi e Salvini temono che – alla luce dei sondaggi – la coerenza, il non accettare ricatti di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, possa uscire vincente dalle politiche dell’anno prossimo e loro – come da vecchie intese interne al centrodestra, – non vogliono rischiare di dover cederle palazzo Chigi che, per altro è già la leader (eletta all’unanimità il 29 settembre del 2020) del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Unico italiano ad essere assurto a un ruolo così significatiivo in campo continentale.
Peccato, però, che tanto Silvio, quanto Matteo, da tampo, sembrano essere in un’arrestabile fase discendente e gli italiani – dopo le prove non troppo felici che hanno ottenuto sostenendo e partecipando a due degli ultimi 3 governi, voluti da Mattarella – del quale hanno poi votato il bis – per evitare il ricorso alle urne anticipate e la probabile sconfitta del centrosinistra. A parte salvare Pd, M5s, e Leu, dalla sconfitta, il redddito di cittadinanza, ma solo per i fannulloni e a imprenditori per acquisire crediti fiscali per 4,8 milioni di euro, cosa hanno dato agli italiani i governi con Lega e con Lega e FI dopo? Praticamente niente!
Ed è probabilmente, proprio ciò che gli italiani non gli perdonano: aver pensato troppo alle poltrone, non aver ascoltato nessuno e tradendo le speranze di chi li aveva votato. Lasciandosi travolgere da Conte, prima, e Draghi, dopo, senza porre alcuna resistenza. Anzi, coprendone errori, bugie, azzeramento del Parlamento-. Peccato, che ancora non l’abbiano capito. Hanno dimenticato che sommare due debolezze, insieme non fa una forza e non s’accorgono di continuare a comportarsi come i protagonisti di un antico adagio: «N’dane, n’dane e n’dane o’ scassato port o’ sano»