La guerra non è una partita di calcio e la stupidità non ha confini

E’ ancora pensiero unico. A pochi interessa indagare le vere cause di un conflitto

«Mi piacciono gli italiani: vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra». Questo pensava degli italiani Winston Churchill e a ben vedere non gli si può dare torto di fronte all’odierno atteggiamento delle opposte tifoserie che guardano alla guerra in Ucraina proprio come se stessero assistendo ad una partita di calcio.

Impermeabili ad ogni ragionamento che veda tracce di attività neuronale, i nostri giornalisti «sportivi» stanno tutti ad alimentare il tifo per la squadra ucraina e demonizzare quella dei russi che starebbero giocando «sporco».

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A pochi interessa indagare le vere cause di un conflitto probabilmente destinato a cambiare i connotati del mondo intero La stupidità umana si sta esercitando con ogni forma di censura contro tutto ciò che possa mettere in discussione le veline del regime delle sedicenti democrazie occidentali. L’Italia si è già meritata un posto in prima fila censurando chiunque accenni ad una riflessione che possa apparire filo russa.

Ne sa qualcosa Marc Innaro, corrispondente da Mosca del Tg2 scomparso dagli schermi televisivi per avere sostenuto, come possibile causa del conflitto, l’espansione ad Est della Nato. Portare le armi di trenta Paesi ai confini della Russia evidentemente è da ritenersi cosa buona e giusta.

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A parti invertite, nel 1962, gli Stati Uniti hanno minacciato la guerra mondiale per non consentire alla Russia sovietica di piazzare i propri missili a Cuba, indiscutibilmente stato sovrano, come lo è oggi l’Ucraina, ma privato (giustamente) del diritto di essere una minaccia alla sicurezza dei vicini.

Surreale quanto accaduto al professore Alessandro Orsini, Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS intervenuto a La7 e a Tg24. La sua Università lo ha ammonito per avere grossomodo argomentato alla stessa maniera di Marc Innaro, e non gli è bastato l’avere condannato con forza l’aggressione russa all’Ucraina ed avere sottolineato la sua simpatia per gli USA.

Per la sua Università il prof. deve «attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo».

Quindi deve ritenersi che l’espansione ad Est della Nato non sia mai avvenuta, in omaggio alla «evidenza storica» della LUISS. Chissà se poi si possono ritenere realmente avvenute le enormi esercitazioni militari in Ucraina prefiguranti scenari di guerra: «Brezza marina», «Tre spade», «Tridente rapido», rispettivamente nei mesi di giugno, luglio e settembre 2021. Probabilmente il prof. Orsini non ha «sufficiente rigore scientifico» per capire che si trattava semplicemente di Giochi senza frontiere, di amorevoli segnali di distensione, che però hanno indotto la Russia a minacciare di sparare sulle navi Nato.

Cosa dire poi dei social in mano a miliardari di sicura fede democratica? YouTube ha chiuso i canali dei media governativi russi perché la politica di Putin «vieta i contenuti che negano o banalizzano eventi di ben documentata violenza».

Il turpiloquio e la minaccia sono però autorizzati se rivolti contro i russi: «A causa dell’invasione dell’Ucraina, siamo tolleranti verso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole sui discorsi violenti come ‘morte agli invasori russi’». Lo ha dichiarato Andy Stone, capo della comunicazione di Instagram e Facebook, di sicura fede democratica e probabilmente molto sconcertato dal fatto che Putin ha bloccato i due giganti di Zuckerberg perché «Non oscurano i messaggi d’odio contro di noi».

Nel delirio generale, qualche parola di saggezza viene proprio da dove meno te l’aspetti, da quel mondo militare che si immagina incline, per sua natura, più alla guerra e poco alla politica. Il generale Marco Bertolini, già capo del Comando operativo interforze alle dirette dipendenze del Presidente della Repubblica, considera un atto di ostilità contro la Russia inviare armi in Ucraina e mette in guardia contro la pretesa del presidente Zelensky di ottenere una no fly zone che «significherebbe avere aerei Nato sull’Ucraina e l’incidente inevitabile». Osservazioni di buon senso che però non trovano ospitalità nei luoghi della politica quasi del tutto asserviti alla narrazione cara ai nostri «alleati».

Il solerte Draghi è stato il primo ad inviare armi in Ucraina, senza temerne le conseguenze; lo ha seguito la Von der Leyen che, come si addice alla sua ipocrisia orwelliana, ne ha finanziato l’acquisto nientemeno che attraverso il Fondo Europeo per la Pace. Ha superato, così, persino il banchiere Amschel Mayer Rothschild, che ebbe questa felice intuizione nel lontano 1773: «La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace…»

Sull’ipocrisia della guerra il generale Fabio Mini ci ha scritto un libro, forse inutilmente. Neppure l’essere stato Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo, ne fanno un personaggio degno di ascolto quando suggerisce di «Negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento non con le chiacchiere ma con atti concreti»

Le voci del buon senso sono ormai soffocate da una visione manichea dei fatti storici, il mondo progressista e democratico ha trasformato la guerra in una lotta radicale tra il Bene e il Male, il nemico ha perso lo status di essere umano, non ha più una sua dignità e le sue ragioni non possono essere ascoltate.

Naturalmente, l’Occidente pensa di stare dalla parte del Bene, identificato soprattutto come «democrazia da esportazione» e baluardo dei «diritti civili», in nome dei quali il fine giustifica i mezzi, anche quelli più ignobili come il coinvolgimento dei civili nelle operazioni militari e le sanzioni economiche a danno delle stesse popolazioni che si vorrebbero «liberare» dai loro «oppressori».

Vomitevoli le parole di Madeleine Albright che in un’intervista giustifica le sanzioni a suo tempo comminate all’Iraq come necessarie, anche a fronte di cinquecentomila bambini morti. Adesso è la Russia il Male Assoluto e le tifoserie sono eccitate. Non aveva tutti i torti Albert Einstein a dubitare dell’infinità dell’universo ma non della stupidità umana.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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