La cura con il plasma «non è la soluzione al problema, altrimenti il problema sarebbe già stato risolto, e non è una scoperta recente: è un vecchio principio di terapia, utilizzato già in Cina e in America. L’evidenza iniziale di efficacia di questa terapia è abbastanza buona quindi è sicuramente un’arma in più, soprattutto per curare i casi più seri». Lo ha spiegato Pierluigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università di Pisa e responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale della Regione Puglia, ospite di 24 Mattino su Radio 24.
Plasma per il Coronavirus, Lopalco: «Grosso problema legato alla disponibilità»
«Resta il grosso problema – continua – legato alla disponibilità del plasma: ci devono essere i donatori che devono essere soggetti guariti da poco, perché la quantità di anticorpi nel sangue tende a diminuire, e gli anticorpi nel plasma devono essere di qualità e quantità sufficiente per essere utilizzati nella terapia. Un’arma in più ma non la soluzione a tutti i mali di questo maledetto virus».
«Non c’è nulla che sia gratis», ha aggiunto Lopalco, spiegando: «E’ vero che il donatore dona in maniera gratuita, però tutto il processo non è mica gratuito. E’ un processo tecnologico importante e c’è il costo del personale. Non c’è il guadagno diretto di un’unica azienda ma c’è chi vende macchinari, chi vende test… e tutti fanno il loro giustissimo profitto».
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