La marginalità della questione Ucraina nell’università italiana

La Slavistica italiana è nata e si è sviluppata nel solco degli studi letterari e culturologici russi

Mentre i miei colleghi universitari, per testimonianza diretta, gemono con le proprie famiglie nei rifugi improvvisati, pregano, sperano o si preparano a resistere all’aggressione russa con ogni mezzo e il mondo accademico europeo, in particolare quello degli Studi Slavi (Slavistica), pone al centro delle proprie riflessioni un’analisi quotidiana della inquietante situazione ucraina organizzando una serie di incontri giornalieri e, soprattutto, avvia iniziative concrete atte a favorire l’assorbimento, almeno parziale o temporaneo, degli studiosi ed accademici ucraini (per i quali le consuete attività didattiche e di ricerca sono improvvisamente diventate un sogno sfocato di una realtà lontana nel tempo), l’università italiana, in particolare, la sua tradizione slavistica, reagisce in maniera poco incisiva e con misure molto marginali.

La questione di fondo è che la Slavistica italiana è nata e si è sviluppata sostanzialmente nel solco degli studi letterari e culturologici russi. A parte le dovute eccezioni, assieme alla cultura russa anche le ideologie sono, a seconda dei periodi storici, filtrate e hanno inevitabilmente permeato certa parte dell’accademia italiana, condizionandone le impostazioni di studio, i filoni di ricerca e le scelte didattiche.

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Le ideologie di stampo russocentrico che nulla hanno in comune con il sostegno legittimo allo studio della lingua e letteratura russa allo sviluppo delle quali anche la cultura ucraina ha dato storicamente un contributo notevolissimo, velatamente tendono a giustificare le azioni del governo russo. In siffatto contesto la voce flebile delle altre lingue e culture slave che hanno sempre svolto, anche per comprensibili ragioni di ordine pratico, un ruolo decisamente più marginale, non riesce a farsi udire.

L’ucraino e la sua storia linguistica e culturale

La conoscenza della lingua, letteratura e cultura ucraina (in una parola: ucrainistica) è tradizionalmente avvenuta grazie all’iniziativa di singoli studiosi di caratura internazionale e dalle ampie prospettive culturali. L’ucraino e la sua lunga storia linguistica e culturale sono stati generalmente considerati, come accadeva nella Russia zarista e sovietica, una lingua e cultura minore, per usare un eufemismo, e di connotazione regionale, priva, dunque, di una propria caratura specifica. Pertanto l’ucrainistica, se mai tollerata, è stata per tre decenni relegata ai margini anche in quei pochissimi Atenei italiani che ne hanno consentito l’inserimento dagli anni ’90 ad oggi.

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Una conseguenza logica di tali premesse – soprattutto ora in cui è un intero Paese e il suo sistema di valori a essere messo in discussione e a patire gli attacchi aerei e i mezzi bellici russi per aver ‘sfrontatamente’ osato sottrarsi all’egemonia culturale del mondo russocentrico, si badi non russo – è la riluttanza e la mancanza di adesione di alcuni studiosi russisti verso le motivazioni e rivendicazioni storico-culturali e politiche dell’Ucraina contemporanea.

Per onestà intellettuale bisogna aggiungere che anche il sistema ucraino non è esente da errori di valutazione nelle sue scelte di politica linguistico-culturale e di interpretazione storica di alcuni eventi pregressi. Tuttavia tali pecche, presunte o reali che siano, non sono state, a nostro giudizio, così gravi da meritarsi un’invasione militare su larga scala!

Questo stato di cose emerge dalle reazioni di alcune associazioni di studiosi nei confronti della guerra in atto contro il sistema ucraino e nella reticenza e, in qualche singolo caso, finanche avversione verso la proposta del ministro dell’università e della ricerca ad accogliere ed inserire, seppure temporaneamente, studiosi e ricercatori ucraini.

La condanna all’invasione dell’Ucraina

Indubbiamente tutti i proclami e comunicati delle diverse associazioni hanno condannato l’invasione dell’Ucraina. Eppure, nelle comunicazioni successive si nota già la tendenza ad equiparare lo status degli accademici ucraini che si trovano in una situazione di emergenza umanitaria (perdita della casa, degli affetti, del lavoro e che sopravvivono malgrado i continui bombardamenti) con i pur coraggiosi e vessati manifestanti russi.

In diversi comunicati si invita, dunque, ad accogliere indistintamente accademici russi, ucraini e bielorussi, come se i primi non fossero già ampiamente presenti e non costituissero da tempo la spina dorsale di parte del mondo scientifico-culturale italiano e, nello specifico, della neo-slavistica italiana (dal 1992 in avanti).

Un’ultima riflessione riguarda quelle università campane, con particolare riferimento a qualche ateneo napoletano, in cui tradizionalmente si insegnano più lingue e culture slave. Qui si osserva, da circa un ventennio, una scelta culturale, ‘politica’ ed economica predeterminata nell’organizzazione dell’offerta formativa. Si mira, infatti, a incanalare i numerosi studenti ucraini presenti sul territorio campano – parte di una delle diaspore ucraine più consistenti – verso lo studio della lingua e letteratura russa.

In questo approccio, per i motivi esposti in precedenza, non ci sarebbe nulla da eccepire se non fosse per il fatto che ogni tentativo e iniziativa atti ad inserire la lingua e cultura ucraina accanto a quella russa, anche semplicemente come disciplina facoltativa, seminario occasionale o nell’ambito di convegni interdisciplinari, sia stata sistematicamente elusa (almeno fino a qualche tempo fa).

Noi crediamo che questo atteggiamento di sufficienza verso il mondo culturale ucraino e i valori europei da questo propugnati negli ultimi decenni fomenti il senso di indifferenza e perfino di insofferenza verso una causa che non è più solo di nicchia e, quindi, ucraina ma che riguardi l’Europea intera!

Salvatore Del Gaudio
Professore presso l’Università di Kyiv B. Grinchenko
Studioso ucrainista (slavista)

Qui di seguito uno dei tanti messaggi viber di una studiosa etnicamente russa (nata e cresciuta in Russia) che lavora(va) all’Accademia Ucraina delle Scienze: «У нас немає іншого виходу. Поки що не ходимо навіть у сховище, бо з нами мама 92 років, вона не витримає…». Trad: «Non abbiamo un’altra alternativa. Per ora non andiamo nemmeno nel rifugio poiché abbiamo la mamma di 92 anni e lei non ce la fa…».

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