Evidentemente, il 2020, sarà l’anno dei numeri. Chissà quante volte in questi 365 ci sentiremo ripetere dalle fonti più disparate, previsioni, anticipazioni e pronostici sui Pil nazionali, europei e globale. Oggi è stato il turno di quelle economiche di primavera dell’Unione Europea – Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia – che hanno confermato che la pandemia di coronavirus provocherà una gravissima recessione per l’Europa, «la più grande della sua storia».
Tra i Paesi maggiormente colpiti c’è l’Italia, per la quale si prevede una riduzione del Pil del 9,5%, secondo peggior calo dopo quello della Grecia (-9,7%). Un parziale recupero si potrebbe già registrare nella seconda metà del 2020, ma, come ha riferito Gentiloni, «l’Italia ripartirà più lentamente rispetto agli altri Paesi».
La presentazione si è focalizzata principalmente su sei punti chiave. Innanzitutto, il calo del Pil, che nel 2020 dovrebbe essere del 7,4% nell’Unione Europea e del 7,7% invece nell’eurozona, con un conseguente rimbalzo, nel 2021, del 6,1% nell’UE e 6,3 nell’eurozona, che però non compenserà le perdite di quest’anno.
La crisi ha travolto l’Europa, ma i numeri cambiano da Paese a Paese, anche se si registra comunque un’inflazione notevolmente più debole a livello generale. Inevitabile la crescita del tasso di disoccupazione, nonostante le tante misure prese dai vari governi per limitarla, come inevitabile sarà l’aumento di disavanzo e debito pubblico. «Prospettive – ha aggiunto Gentiloni – che al netto delle varie differenze fra Paesi, rimangono gravi e al ribasso».
Ma con l’eventuale arrivo di un vaccino in un prossimo futuro e con un conseguente ritorno alla normalità, il commissario europeo non se la sente di escludere risultati diversi: «Grazie a tutti gli sforzi mondiali superare l’emergenza, con un ritorno alla normalità in anticipo, i risultati potrebbero essere migliori rispetto a quanto previsto», ha spiegato nel corso della conferenza stampa.
Gentiloni, infine, ha ribadito che il Meccanismo europeo di stabilità, al centro di tante critiche in Italia, «rappresenta un’opportunità per gli Stati membri. Siamo convinti sia uno strumento valido, altrimenti non ne avremmo discusso per sedici ore durante l’eurogruppo. Certo, è chiaro che per alcuni Stati sia già interessante rispetto ad altri», ha concluso il commissario europeo.
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