Dal sistema Palamara alle sentenze del Consiglio di Stato su cui non sembra che ci siano state prese di posizione chiare e forti
L’intervento di Mattarella al suo insediamento dimostra come il terreno del dibattito pubblico italiano è fertile nel rintracciare sofisticamente tutto e il suo astratto contrario. Basta cennare al tema della giustizia, trattato dal redivivo Presidente della Repubblica, come se non fosse successo nulla in tutti i cortocircuiti accaduti negli anni del suo mandato. Dal sistema Palamara alle sentenze del Consiglio di Stato nn. 267/268-2022 su cui non sembra che ci siano state prese di posizione chiare, giuste e forti.
Durante il discorso i suoi occhi comunque tradiscono il senso delle sue parole sono occhi penetranti, indagatori nel tentare di percepire appieno quello che pensano i componenti dell’aula parlamentare. E da quell’aula sorda e grigia provengono applausi, uno scroscio di applausi, lunghissimi a cosa? … a chi?
Alla crisi di rappresentanza che si vive in ogni ordine e grado delle istituzioni? Alla fame di una politica seria, rigorosa, fattiva che non c’è? All’idea trasformistica di quanti oggi siedono da una parte e possibilmente li ritroveremo sul fronte opposto? Insomma tanti applausi che fanno pendant con i sorrisi amari che sanno di quanta ipocrisia vi sia in quegli applausi a corredo di un discorso che apparentemente determinato rischia di scrivere altre pagine delle vicende italiane, che, seppur vergate, appaiono vuote.
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