Iannone: Nord e Sud è un tema centrale di carattere nazionale e non meridionale. E come tale va affrontato

di Antonio Iannone*

L’intervento di Antonio Iannone, senatore, ex presidente della Provincia di Salerno e Commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania, per una riflessione senza astio sulle contrapposizioni fra le due Italie. Per provare a capire come mai il rapporto fra il Nord e Sud di questo Paese, sia ancora così difficile. Fateci sapere la vostra opinione sull’argomento

La grave crisi economica, conseguente al crollo finanziario degli inizi di questo decennio, è continuata in maniera strutturale solo in Italia. L’incapacità ad affrontarla da parte de ‘Il Popolo della Libertà, solo in parte giustificata dal poco tempo avuto, dai governi tecnici e di larghe intese a trazione Pd, ha permesso che tale crisi si radicasse pesantemente soltanto in Italia nell’area OCSE.

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Iannone: «Si sono accentuati gli atavici squilibri tra Nord e Sud»

Nella nostra Nazione, questa situazione economica ha comportato diversi effetti collaterali quali l’accentuarsi degli squilibri Nord-Sud, la disoccupazione e l’emigrazione giovanile, mostrando un quadro desolante. Non solo, ha altresì accentuato il rischio di una progressiva desertificazione economica, certamente per quanto riguarda le grandi imprese. D’altronde anche l’incremento del livello di povertà che ha colpito gran parte del ceto medio, solo paventato 10 anni fa, è ormai divenuto una realtà.

In questo contesto socioeconomico i populismi demagogici, alimentati da una politica immigratoria folle da parte delle Sinistre europee e italiane, sono riusciti ad occupare lo scenario politico conquistando un forte consenso. Tuttavia, le elezioni di Donald Trump negli Usa hanno ridisegnato il quadro strategico della politica occidentale spostando l’asse a favore della cultura patriottica e avvicinando su questo versante anche i movimenti demagogici e populisti europei. Le politiche economiche di Trump basate sulla detassazione, inoltre, hanno dimostrato che solo la Destra riesce a rilanciare la produzione e la crescita.

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Per questo motivo è necessario comprendere in che modo la nozione di socialità si può inserire all’interno del concetto di Destra, oggi sempre più proiettata verso modelli ultraliberisti, dei tradizionali conservatori d’oltreoceano e dei movimenti populisti ed individualisti europei attestati da sempre su posizioni antistatali.

In questa ottica è lecito domandarsi se le parole identità e comunità coniugate dalla Destra Sociale e che 10 anni fa avevano animato la riscossa delle Destre europee, siano tramontate o abbiano ancora cittadinanza.

La Lega predica per il Sud ma razzola per il Nord

D’altronde, in Italia si era previsto che il fallimento del Pdl avrebbe condotto ad un’affermazione delle correnti demagogiche dell’Antipolitica che pure albergano nel cuore degli elettori del centrodestra. E così, si è assistito dapprima al trionfo del Movimento Cinque Stelle, confuso inizialmente come movimento civico e non di sinistra e poi, sempre più, della Lega capace di occupare, grazie all’indiscussa abilità di Salvini, sia il campo dell’antipolitica presidiato all’inizio dai grillini se ia quello della Destra, appannaggio prima di Alleanza Nazionale e poi di Berlusconi. Una attenta analisi politica e sociale evidenzia che perfino il renzismo con la sua carica demagogica e populista ha affascinato una parte non trascurabile degli elettori di centrodestra.

Pertanto, l’insieme di tutte le valutazioni esposte ha provocato nel mondo occidentale e in Italia l’affermazione di un orientamento politico identitario e patriottico nella maggior parte degli elettori. Nella nostra Nazione questa ondata ha alimentato il primo e più semplicistico approdo, quello della Lega, ma in maniera sempre più significativa anche quello di Fratelli d’Italia. L’elettorato più attento, più colto, più profondo, guarda con grande interesse a Fratelli d’Italia.

Non a caso, il nostro Partito è cresciuto in maniera esponenziale alle ultime europee e, tutt’oggi, cresce nei sondaggi nonostante l’alta tenuta, se non crescita contestuale, della Lega. Siamo convinti che la storia e la cultura prevalente della classe politica di FdI, da sempre portavoce della socialità, dell’autentico Patriottismo, unionista, identitaria, statalista e istituzionale, convinca questi elettori a sostenerci e votarci con maggiore fidelizzazione, come scelta di qualità e di fiducia.

In questo quadro FdI deve affermare con chiarezza e semplicità da che parte stare e se intende ambire ad essere un forte movimento politico non in ragione di un mero effetto mediatico ma sulla base di un pensiero e di un progetto valoriale ben strutturato. Occorre, quindi, delineare con chiarezza la nostra posizione, rilanciando i valori della Destra Sociale; promuovere un’azione politica attuale e concreta, in linea con la situazione economica della nostra Nazione che non consenta un aumento delle tasse e che preveda, al contrario, una politica di detassazione con un oculato impegno delle limitate risorse finanziarie dello Stato.

Ancora. Occorre procedere evitando tagli lineari e drastici, ma al contrario, favorendo le spese nazionali e comunitarie, prime tra tutte quelle sociali e identitarie. Pertanto, l’inclusione sociale, la solidarietà nazionale e comunitaria, la famiglia, le politiche infrastrutturali e l’occupazione lavorativa che esaltino il patto generazionale, devono costituire il nostro paradigma.

Abbiamo già detto del fallimento del PdL e di come quel nuovo centrodestra iniziale sia crollato per il tradimento di Fini e l’incapacità di Silvio Berlusconi e della sua classe dirigente, soprattutto per non aver compreso l’impossibilità di riformare il Partito Popolare Europeo. Collocarsi in questa famiglia politica con l’ambizione di cambiarne pelle è stato un errore significativo per il progetto del PDL, forse più grave dell’incapacità della sua classe politica.

Bisognava già allora capire, come ha fatto oggi FdI, che la vera sfida era mettere in piedi un nuovo soggetto politico, identitario e sovranista che potesse dare legittima e adeguata rappresentanza ai popoli spodestati dalle tecnocrazie europee e dai moribondi socialisti e popolari.

Il Patriottismo, come sostenevano perfino in ambienti ex An, non era scomparso, anzi era ed è l’unica vera linfa per ricostituire la Democrazia e ricreare un’unica, vera Destra Nuova e Moderna.

D’altro canto, il PdL non solo non ha saputo raccogliere la migliore eredità dei valori cattolici della società, metabolizzare e rilanciare i concetti della Patria, del senso dello Stato, della meritocrazia, del principio di autorità ma ha continuato a promuovere con rinnovato senso di subalternità i valori del politicamente corretto sinistroide. Appare ovvio, quindi, che non ha saputo né sintetizzare i valori del centro e della destra né cercare qualcosa di nuovo che avesse, però, basi antiche.

In sostanza ha miseramente fallito nel realizzare la «rivoluzione» Italiana

Non stupisce, quindi, la risposta irrazionale e altrettanto demagogica del popolo italiano, prima renziana e poi grillina, spinto dal vuoto culturale con il quale il PDL ha affrontato e gestito il potere generando un altrettanto vuoto politico che si è manifestato appunto con il renzismo e 5 stelle

In questo quadro, FdI deve riuscire lì dove ha fallito il PdL

FdI deve ribadire con grande fermezza i valori della Nuova Destra quali: socialità, unionismo statale, comunitarismo, alto senso dello Stato, riproposizione dei valori tradizionali quali la famiglia, il culto della vita e allo stesso tempo il rilancio della partecipazione democratica, sicurezza, legalità, lotta all’immigrazione clandestina e all’annacquamento culturale del melting pot tramite un’immigrazione selvaggia e non integrabile nella nostra Società.

Bisogna, infatti, far riscoprire al nostro popolo e a quello europeo la propria identità, credendo e sognando un comune destino e guardando al culto della tradizione non come fatto museale ma come elemento di sintesi tra passato e modernità. FdI deve raccogliere la sfida della modernizzazione statale che il PdL non ha saputo affrontare alla fine del decennio scorso perché l’Italia ha bisogno ancora di una rigenerazione sociale e istituzionale.

L’elezione diretta del Presidente della Repubblica coniugata alla risposta di maggiore autonomia degli Enti locali periferici è ancora una necessità. Il principio di prossimità deve essere il nostro riferimento anche contro neocentralismi regionali, in quanto l’Ente più prossimo al cittadino deve essere preferito nei poteri e nelle risorse per fornire il servizio.

Riformare non vuol dire indebolire o lanciarsi in avventure autonomiste dagli sbocchi imprevedibili e incerti. Lo Stato deve mantenere sempre la sua centralità tra individuo, società civile organizzata e autonomie locali. Il tema dello squilibrio tra Nord e Sud rimane sempre un tema centrale di carattere nazionale e non meridionale.

Roma, la nostra capitale, deve essere sempre punto di riferimento, politico, morale, istituzionale ed economico. La qualità italiana, con i suoi prodotti manifatturieri, il buon cibo, le eccellenze paesaggistiche, artistiche e culturali, il saper vivere, rimane uno dei punti focali non solo per l’economia ma anche qualificante per la nostra identità e per la nostra sovranità.

A ben vedere, tutti i popoli ci amano e ci guardano con simpatia e perfino gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e le potenze arabe e, in genere, quelle musulmane come anche quelle emergenti di Brasile, India, Kazakhstan, cercano la nostra amicizia e la nostra partnership. Particolare attenzione va sempre rivolta al tema della cultura e soprattutto dell’istruzione. In questi ultimi anni la Scuola è stata dapprima abbandonata dal Pdl e poi distrutta dalla sinistra. Investimenti nell’edilizia, negli stipendi e nella formazione della classe docente sono l’unica possibilità per avere future generazioni preparate e adeguate alle sfide della modernità e della globalizzazione.

Il principio di sussidiarietà rimane uno dei cardini della Destra sociale. La valorizzazione della famiglia, dei corpi intermedi e della società civile organizzata, dei sindacati, delle associazioni di volontariato, degli ordini professionali, delle associazioni di categoria, delle autonomie funzionali (università, camere di commercio) e perfino degli Enti locali, deve sempre costituire il principale obiettivo. Tutti questi valori e il mondo in genere hanno subito un attacco negli ultimi 10 anni, soprattutto con i governi delle larghe intese e tecnici, generando una società disgregata e destrutturata, alla quale va posto rimedio.

Al riguardo, va anche rilanciata l’attenzione al principio costituzionale della partecipazione reale dei lavoratori al destino delle aziende come opportunità economica e fiscale degli imprenditori e più in generale del mondo della produzione. La coesione sociale rimane un valore irrinunciabile per la Nuova Destra.

La Pubblica Amministrazione deve essere rilanciata seguendo criteri di meritocrazia e professionalità ma anche sul versante statale con investimenti e stipendi adeguati.

In questo quadro, compito centrale e istituzionale è svolto dalle Forze Armate e Forze di Polizia che garantiscono la difesa della Patria, la libertà e la sicurezza del popolo, anche oltre i confini nazionali rischiando la propria incolumità. Gli uomini e le donne che formano lo “strumento” Militare e di Sicurezza sono il perno del nostro Stato e pertanto un Partito Patriottico, sociale e unionista, non può che assicurare loro la massima attenzione.

Questa va assicurata non solo con stipendi adeguati e assistenza sociale e previdenziale speciali, ma anche una costante e altissima formazione, fornendo strumenti di difesa altamente sicuri, efficaci e tecnologicamente all’avanguardia; occorre altresì prevedere una continua alimentazione degli organici con personale giovane in grado di garantire la continuità delle esperienze e delle tradizioni per esaltarne lo “spirito di corpo” e l’efficienza. Devono essere costantemente una élite del nostro Stato. Insomma, bisogna prestare la massima attenzione ai bisogni economici e psicologici dei Difensori della Patria.

Per tutelare i nostri militari e la loro divisa, nonché la funzione svolgono in favore dello Stato, occorre prevedere pene esemplari e allo stesso tempo idonee per punire tutti coloro che commettono atti di aggressione nei loro confronti durante l’esercizio delle loro funzioni. Inoltre, è fondamentale, dopo la sospensione della leva obbligatorio, dare ai giovani, che lo desiderano, l’addestramento militare necessario per adempiere all’obbligo e al dovere costituzionale di difendere la Patria. A questo scopo è necessario istituire una sorta di Guardia Nazionale o quantomeno un Servizio Nazionale di mobilitazione su base volontaria.

Il contrasto alla criminalità ed in genere il mantenimento dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica si garantiscono non solo con Forze di Sicurezza professionali, ben equipaggiate, tutelate e motivate ma anche prevendo un adeguato sistema normativo. La progressiva destrutturazione del vecchio Codice Rocco e dei suoi principi giuridici derivanti dalle teorie marxiste della criminalità hanno sbriciolato la certezza della pena e demolito le sue funzioni di intimidazione, retribuzione e prevenzione senza peraltro nulla fare in direzione delle funzioni rieducative.

Oggi, al solo fine di risparmiare denaro, si è reso il carcere un luogo malsano di privazione della libertà risibile per i veri delinquenti violenti e mafiosi ma intimidatorio per il crescente numero di persone arrestate ingiustamente e in custodia cautelare per reati dei cosiddetti “colletti bianchi”, ma che in realtà colpiscono sempre di più persone comuni della media e bassa borghesia.

Antonio Iannone
Senatore, ex presidente della Provincia di Salerno
Commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania

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