La donna è rinchiusa nel carcere femminile di Pozzuoli
Nella zona di località La Scala – dove domenica sera ha perso la vita il piccolo di 2 anni e mezzo affogato dalla madre 40enne – c’è chi ha portato una rosa bianca. E chi invece ha lasciato un pupazzetto. Ma la maggioranza dei cittadini di Torre del Greco (Napoli), ottantamila abitanti a sud di Napoli, ha scelto la strada del silenzio.
Prevale il silenzio nella parte finale di località La Scala, dove è praticamente rimasta vuota oggi anche l’area giochi che si trova a poche decine di metri dal luogo del ritrovamento del corpo senza vita del bambino, recuperato in acqua da alcuni giovani soccorritori e per il quale si è rivelata inutile ogni forma di intervento.
Il racconto della madre e le indagini
Per l’omicidio volontario del piccolo è in cella da ieri la mamma, Adalgisa Gamba, di 40 anni, che durante il lungo interrogatorio svolto nella caserma dei carabinieri alla presenza dell’avvocato di fiducia, degli uomini della Procura e del pm di turno, ha ammesso le proprie responsabilità, raccontando di essere finita da alcuni mesi in un tunnel perché preoccupata per un presunto ritardo mentale del figlio, finora mai diagnosticato dal servizio sanitario. La donna è rinchiusa nel carcere femminile di Pozzuoli, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.
La salma del piccolo resta intanto sotto sequestro, a disposizione dell’autorità giudiziaria: a giorni dovrebbe essere affidato l’incarico al medico legale per lo svolgimento dell’esame autoptico. Una procedura ritenuta importante per cristallizzare alcuni elementi venuti fuori dalle indagini e per comprendere se ci siano altri dettagli sulle ultime ore di vita del piccolo.
Il sindaco: «Una tragedia immane»
La città di Torre del Greco è sotto choc, come si evince dalla parole del sindaco, Giovanni Palomba: «La morte di un bambino così piccolo – spiega il primo cittadino – per giunta maturata in maniera tanto terribile, è una tragedia immane». L’amministrazione intanto si dice pronta ad essere vicina alla famiglia in occasione dei funerali.
Hanno scelto la strada del silenzio anche i residenti di via Anzio, la stradina cieca che dà sul più noto corso Vittorio Emanuele, dove risiede la famiglia del piccolo (oltre alla madre e al padre, c’è anche una bambina di sette anni). In pochi hanno voglia di parlare e chi rompe il silenzio sottolinea che i protagonisti di questa terribile storia sono «persone perbene e molto riservate. Brava gente. La tragedia? Un fulmine a ciel sereno».
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