Legge di Bilancio ancora in alto mare. Da domani prime votazioni con l’incubo dell’esercizio provvisorio

di Dario Caselli

Sale la preoccupazione per i tempi e per il rischio di non approvarla entro il 31 dicembre

Doveva essere la settimana della manovra, invece si è rivelata la settimana dell’attesa della manovra. Nemmeno una votazione in Commissione, nemmeno un emendamento esaminato, soltanto continue sconvocazioni delle sedute alla ricerca di un’intesa, sia all’interno della maggioranza e sia con l’opposizione, che consentisse di spianare la strada verso l’approvazione finale.

Strada che finora non è stata trovata e questo anche perché il punto di partenza era davvero difficile. Oltre 6mila emendamenti, il 90 per cento tutti della maggioranza. Una china durissima da risalire e soprattutto da abbattere anche perché all’ombra sua ogni partito ha inteso giocare la propria partita, cercando di riprendersi la personale rivincita verso un Draghi che decide tutto, facendo e disfacendo la tela con grande disinvoltura.

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Ecco il perché di tante trattative, di febbrili conti per trovare una quadratura che al momento ancora non c’è. Tutto rinviato a domenica pomeriggio quando dovrebbero iniziare le prime votazione e dare inizio ad un vero tour de force visto che l’obiettivo è chiudere tutto nella nottata e portare già lunedì il testo in Aula così da consentire prima di Natale di approvare al Senato la manovra. Poi tutto passerà alla Camera per il via libera definitivo.

Legge di Bilancio, il governo e il suo maxiemendamento

Ma non sarà facile, in primo luogo perché questa strada non è stata ancora trovata. Soltanto ieri il governo ha messo sul tavolo il suo maxiemendamento. Una sorta di pacchetto omnibus con dentro un po’ di tutto: dal taglio delle tasse alle nuove misure contro i rincari di luce e gas, dai fondi per la scuola a quelli per gli incendi fino al nuovo intervento salva-Comuni, quello per intenderci dove ci sarebbe il cosiddetto ‘patto per Napoli’, e dove si nasconderebbe il rischio di un aumento delle tasse locali per ripianare i conti delle grandi città.

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E per finire anche altri due emendamenti: quello sulle delocalizzazioni e sulla magistratura onoraria, quest’ultimo per la verità soltanto annunciato ma non ancora presentato.

Un piatto molto ricco che ha fatto storcere il naso a più di qualche senatore della maggioranza come emerso nel corso di due differenti riunioni organizzate dal governo proprio per illustrare le norme sulle delocalizzazioni e la magistratura onoraria. Malumori che sarebbero nati proprio dal fatto di essersi trovati dinanzi al fatto compiuto, ed anche perché per temi così complessi e delicati il governo avrebbe preferito ricorrere allo strumento degli emendamenti.

L’incontro con l’opposizione di Fratelli d’Italia

Insomma, non il clima dei migliori in vista di quella che nei fatti sarà una vera e propria corsa. E non va meglio la situazione con l’opposizione di Fratelli d’Italia. Ieri c’è stato l’ennesimo incontro per cercare di sminare il campo avverso e consentire un percorso meno accidentato. Il timore è quello dell’ostruzionismo che nei fatti rischierebbe di rallentare i lavori e di mettere a rischio la stessa approvazione della manovra nei tempi stabiliti. Soprattutto entro il 31 dicembre, il che significherebbe esercizio provvisorio.

Finora, però, con FdI non si è giunti a un’intesa. Su alcuni temi è in corso un confronto (vaccini, ventilazione delle aule scolastiche, finanziamento alle pmi, malattia per professionisti) ma come detto la situazione rimane ancora tutta in movimento. Domenica sarà la giornata decisiva, quando inizieranno le prime votazioni e si capirà se davvero la maggioranza avrà recepito le richieste giunta dall’opposizione.

Ma soprattutto se le tensioni interne ai partiti di governo saranno superate. Fino ad allora continueranno le riunioni ed i confronti per cercare di tenere a bada i malumori, per mettere in sicurezza la manovra e consentirle un percorso per quanto possibile sereno.

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