Draghi ha deciso: lo stato di emergenza continua fino al 31 marzo

di Dario Caselli

Oggi il Consiglio dei ministri per prendere la decisione finale

Altri tre mesi di Stato di emergenza. Sembra essere questa la decisione verso cui stanno andando il governo e la maggioranza, e che dovrebbe essere confermata in un Consiglio dei ministri che si terrà oggi. Una scelta di continuità, anche se soltanto per altri 90 giorni, con quanto messo in campo finora per contrastare la diffusione del Covid-19.

E dire che non era così scontato che si andasse verso la proroga, che poi tecnicamente non sarà questa visto che la legge impedisce di andare oltre i due anni di Stato di emergenza. Ed infatti a fine mese faranno appunto due anni. Sarà perciò necessario un provvedimento legislativo con il quale confermare lo stato di emergenza ed a sua volta tutte le misure collegate: dall’obbligo di mascherine al distanziamento, dai protocolli per la sicurezza sul lavoro allo smart working, fino al ruolo e le funzioni del commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e all’obbligo del Super green pass.

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Probabilmente proprio questa lunga catena di provvedimenti ha spinto il presidente del Consiglio a mantenere in piedi lo stato di emergenza, evitando di vagliare altre strade come l’affidamento dell’intera gestione anti-Covid alla Protezione Civile. Alla fine ha prevalso un atteggiamento di prudenza dettato anche dal diffondersi dell’ennesima variante, anch’essa particolarmente contagiosa, Omicron. Da qui la decisione di continuare lungo la strada tracciata.

Letta: «Proroga dello stato di emergenza è necessaria»

Decisiva, poi, pure la disponibilità della stessa maggioranza dove Enrico Letta ha ribadito che «la proroga dello stato di emergenza è necessaria per evitare di trovarci come l’Olanda, l’Austria o la Germania e il Governo deve annunciarla rapidamente». Così pure il leader del M5S, Giuseppe Conte, che oggi a Palazzo Chigi ha incontrato Draghi: «Il M5S si rimette sempre alle valutazioni degli esperti, come ha sempre fatto, però è chiaro che rispetto a una curva epidemiologica e a una variante che appare molto contagiosa mi sembra necessario pervenire a una proroga dello stato d’emergenza».

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Nemmeno da Matteo Salvini parere negativo il quale ha preferito rifugiarsi su un «aspettiamo i dati», ma di fatto non chiudendo all’ipotesi proroga.

Contraria la leader di FdI Giorgia Meloni

Solo Giorgia Meloni si è schierata contro il rinnovo dello stato di emergenza, spiegando che «dopo due anni lo stato di emergenza, ma che emergenza è? Non è emergenza, dopo due anni devi riuscire a combattere la pandemia ripristinando la pienezza dei diritti».

Comunque sia gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi ed a quando sarà convocato il Consiglio dei ministri.

Per quanto riguarda il fronte politico si registra una brusca frenata per Matteo Salvini sulla strada del Quirinale. Infatti, il primo giro informale organizzato dal leghista si è rivelato un buco nell’acqua. Tutti disponibili a confrontarsi ma dopo il via libera alla manovra. Ed è stato lo stesso ex ministro dell’Interno a far trapelare alle agenzie la retromarcia, chiarendo che c’è «prima la manovra, con l’esigenza di abbassare le tasse e tamponare il drammatico caro-bollette, poi il Quirinale».

Una decisione maturata al termine di una giornata dove, appunto, i vari leader sentiti hanno tirato decisamente il freno a mano sul tema. A partire da Enrico Letta il quale ha fatto sapere di aver «manifestato disponibilità al confronto sul Quirinale, come ha fatto con altri leader di partito, a patto che ciò avvenga dopo l’approvazione della manovra, come ha sempre detto».

Più esplicita Giorgia Meloni la quale ha affermato: «Adesso è presto per parlarne, c’è la manovra. Ma faremo del nostro meglio per mettere una persona adeguata al momento che è molto difficile». Insomma, se Salvini cercava di recuperare centralità dopo aver dovuto assistere al trionfo della Meloni e della sua Atreju dovrà prendere atto del suo fallimento.

La manovra ancora in alto mare

Se per il momento è archiviato il capitolo Quirinale non va meglio per la manovra che è ancora bloccata in Senato. Finora nessun voto, nessuna riunione della Commissione Bilancio ma soltanto estenuanti incontri di maggioranza, uno anche con l’opposizione, per trovare la quadra sugli emendamenti. L’ipotesi è che nel week end si possa finalmente partire, per licenziare il testo per l’Aula tra lunedì 20 e martedì 21. Giusto in tempo per approvarlo a Palazzo Madama prima di Natale, per poi lasciare alla Camera l’incombenza dell’approvazione finale entro il 31 dicembre.

Non certamente il massimo per un governo che doveva essere ‘dei migliori’ e che invece si conferma come quello ‘degli stessi’

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