Si rifanno con i carburanti il cui prezzo comprende: costo del combustibile, compreso guadagno gestori; più accise e più Iva
Per il momento il «trattato bilaterale per una cooperazione rafforzata» fra Italia e Francia è stato firmato. Se funzionerà e a quale delle due contraenti porterà più vantaggi, si vedrà dopo la ratifica dei due Parlamenti. Per ora se ne sa ancora molto poco, tranne che riguarda fra l’altro: industria, difesa, spazio, pesca, migranti, confini marittimi e cooperazione transfrontaliera.
Con questa firma, la Francia punta a consolidare il proprio peso in Europa ai danni della Germania, ma l’Italia rischia di doversi contentare di un ruolo di seconda fila. A dimostrarlo, l’eccesso di segretezza dell’iter preparatorio e il silenzio pre firma di Draghi, che lasciano perplessi. Comunque chi vivrà, vedrà.
Bisogna, però, riconoscere che ce la stanno mettendo tutta, per trasformare da emergenza in eccezionalità la questione vaccini, mettendo gli italiani gli uni («si vax») contro gli altri («no vax»), per conservare il più a lungo possibile quei «pieni poteri» di cui si sono appropriati a colpi di dpcm. Ora si sono inventati il «super green pass» per immunizzati (ma non hanno ancora riaperto gli hub di vaccinazione per la terza dose. Dove ci vaccineremo?) e guariti a partire dal 6 dicembre al 15 gennaio. E questo non per come vanno le cose in Italia.
Anzi, Draghi – nella conferenza stampa post Cdm – ha sottolineato che «la situazione italiana oggi è sotto controllo» ma «la vediamo molto grave ai nostri confini». Già, ma allora perché non rafforzare i controlli – al momento inesistenti – alle frontiere e bloccare gli sbarchi dei clandestini dal Sudafrica e dai Paesi poveri e privi di vaccini? È presto detto. Perché non è impresa da poco.
Il Natale ai domiciliari
Più facile, far passare per untori «no vax» e bambini che i genitori hanno paura di vaccinare, condannandoli a un Natale ai domiciliari e ricevendone anche il plauso dei signori del pensiero unico. Intanto – grazie a un manager casertano rientrato dal Mozambico, dove era andato per motivi di lavoro – la variante è arrivata fino in Campania. Vaccinato con doppia dose, sta bene, ma è comunque in quarantena a casa insieme ai suoi quattro familiari, anche loro positivi, ma come lui, tutti con sintomi decisamente blandi. E non finisce qui.
Se sotto il profilo sanitario nonostante due anni di «speranzosi esperimenti», sono necessarie altre restrizioni «per salvare il Natale», non va meglio per le questioni economiche. Tra il gennaio 2021 – dopo il 20% d’inizio estate, il 42% di ottobre e il 30% di fine anno – e quello 2022 le bollette di luce, acqua e gas, praticamente, raddoppieranno.
Di conseguenza: aumenti di materie prime, trasporti, beni di prima necessità, prodotti alimentari e ritorno, di quel mostro succhia soldi cui tutti pagano dazio: l’inflazione (già al 3% come 10 anni addietro). Ne conseguono: crescita del costo della vita, riduzione del potere d’acquisto e del valore della moneta, depauperamento dei risparmi nei c/c bancari e freno agli investimenti.
Ma il caro bollette, oltre a bucare le tasche delle famiglie «ferisce» – secondo l’Anci – con un aumento del 30% delle spese, anche i bilanci comunali. Da qui, la richiesta dei comuni al governo di uno stanziamento straordinario di 500 milioni di euro, per non essere costretti a scegliere fra tagliare i servizi alle persone o aumentare – quelli che non le hanno già al massimo consentito – l’aliquota addizionale Irpef. Penalizzando, in entrambi i casi, ulteriormente i bilanci delle famiglie, già oberate da imposte e balzelli vari e, quindi – se non ci sono già dentro – ai limiti della povertà assoluta.
Draghi, Franco e la «smussatina» alle tasse
E non sarà certo la manovra 2022 con gli esigui 8 miliardi (7 per l’Irpef e 1 per l’Irap alle aziende) ad impedirlo. È giusto, però, ricordare anche che – mentre la famiglia allargata della maggioranza arlecchina, si gingilla con la «smussatina» del cuneo fiscale e dell’Irap – le aziende tra oggi e domani dovranno mettersi a pari con l’Agenzia dell’entrate e saldare le 12 imposte congelate durante la pandemia. Fortunatamente l’emergenza è finita, purtroppo, però, solo per le casse del fisco.
E non dimentichiamo che questi 8 miliardi di «spuntatina» sono solo una piccolissima parte di quei di 36,6 miliardi di accise (30 + 6,6 di imposta sull’imposta ovvero l’Iva al 22%, calcolata però sul totale del costo del combustile), che pesano per il 64% sul costo dei carburanti che continueremo a pagare, anche nel 2022.
Sicché, per chiudere, una provocazione, ma neanche troppo, vista la scarsità delle risorse non si potrebbe utilizzarle tutte per la riduzione delle accise (in tutto, ben 18) sul carburante? In fondo a fare benzina ci andiamo tutti: imprese, lavoratori autonomi e dipendenti, e ci guadagneremmo tutti. Certo non si potrebbe fare in un solo colpo, ma imputandole su più bilanci, si. E anche questo sarebbe un modo per ridurre le tasse. Partendo da quelle che nessuno vede, ma che ci sono e pesano. Eccome!