Uniti ce la faremo… andrà tutto bene… Ormai i mantra esorcizzanti vengono veicolati giorno e notte da tutti i mezzi di informazione ed infarciscono ogni forma di pubblicità televisiva e non.
Ci hanno detto che siamo in guerra contro un nemico invisibile, il Coronavirus.
Al primo squillo di tromba, tutti all’attacco ed esplode il patriottismo, soprattutto quello di coloro che hanno sempre prediletto i girotondi, i gay pride, le sardine et similia. Proprio questi, dopo averci sfiancato con le loro prediche contro ogni forma di nazionalismo, adesso riscoprono le virtù degli italiani e sventolano il tricolore.
Uniti ce la faremo… ma relegati in casa e costretti al «distanziamento sociale».
Andrà tutto bene … stravaccati sul divano a smanettare col telecomando o imperversando sui social con il propizio grido di battaglia. Prima o poi arriverà la Liberazione.
Chi ci governa, scimmiotta il patriottismo d’altri tempi e aspetta che qualcuno corra a salvarli perché la guerra non fa per loro.
Gli Italiani veri, intanto, quelli che tengono in piedi il sistema Italia, sono morsi da una crisi spaventosa e costretti a sorbirsi le sparate di un premier che, non sapendo che pesci prendere, promette un giorno sì e l’altro pure, una pioggia di miliardi per aiutare tutte le categorie sociali e tutti i settori produttivi: «una potenza di fuoco mai vista prima».
Ma i soldi non ci sono e non arrivano mai. Allora le teste d’uovo italiche si sforzano di cercarli nell’unico posto dove oggi si trovano: le banche. In un sistema come l’Unione Europea, «fondato sulle banche» (la citazione è dell’ineffabile Von der Leyen) anziché sul lavoro e sulla sovranità monetaria ed economica dello Stato, solo il prestito bancario può «salvarci». E l’usuraio non vede l’ora di poterci «aiutare», ma alle sue condizioni.
Diceva Ezra Pound che «uno Stato che non s’indebita fa rabbia agli usurai», e i nostri governanti ci tengono a non farli arrabbiare.
Uniti ce la faremo… andrà tutto bene … magari infilando testa e collo nelle fauci dell’Unione Europea, concepita dalle banche e per le banche, una Unione che ha lo scopo di garantire la perpetuazione del debito pubblico ed il controllo, attraverso lo stesso, delle politiche nazionali.
E pensare che il denaro viene fuori dalle «rotative» e dai computer del sistema bancario che si è sostituito agli Stati ‘sovrani’ ed opera come i falsari, per dirla con Maurice Allais, premio Nobel per l’economia, creando denaro dal nulla e a costo zero, o quasi.
Lo stesso Draghi, quando gli venne chiesto se la BCE, di cui era il Governatore, potesse restare a corto di liquidità, rispose in maniera secca: «Technically no!», tecnicamente non è possibile, e accompagnò l’espressione con un sorrisetto beffardo, come per dire al giornalista che l’intervistava: povero coglione, come può restare senza denaro chi lo produce dal nulla e a costo zero?
La Lagarde, succeduta a Draghi, in un’intervista al Corriere della Sera, ha tranquillamente fatto capire che la BCE può annullare quando e come vuole il debito pubblico: semplicemente buttando nel cestino i titoli di stato acquistati sul mercato secondario attraverso il cosiddetto quantitative easing o «allentamento monetario». Nessuno ne risentirebbe: il denaro creato per l’occasione tornerebbe nel nulla da dove era venuto, dopo avere soddisfatto i creditori e affrancato gli stati debitori.
Ma così non vale.
Vestiti da perfetti camerieri dell’Unione europea, i nostri governanti stanno animatamente discutendo di Mes, coronabond, Recovery fund e altri strumenti di tortura che si vorrebbe far passare come strumenti di salvezza per l’Italia.
Nel frattempo l’economia va a rotoli: moltissime attività produttive sono ferme, i fatturati crollano, imprenditori, commercianti, professionisti, che fino a ieri conducevano una vita dignitosa, oggi si vedono sommersi da bollette e cartelle esattoriali di ogni genere, col rischio di non riuscire più a far ripartire le loro attività.
I provvedimenti «urgenti» vengono annunciati con enfasi al popolo italiano e supplicati nelle sedi europee, dove gli incontri di vertice, estenuanti ed inconcludenti, vengono sempre rinviati per le eventuali decisioni irrevocabili. Non c’è fretta.
Sul cielo della nostra patria batte l’ora solenne della «guerra» e la dobbiamo combattere.
Uniti ce la faremo… andrà tutto bene … ma disertori e traditori, ieri come oggi, ci stanno consegnando al nemico che non vede l’ora di mettere le mani sui beni degli italiani per ripagarsi dei suoi generosi «aiuti».
Solo un Dio ci potrà salvare da una della peggiori e inconcludenti classi politiche che la storia ricordi. Siamo ostaggio di politici senza orgoglio patriottico, incapaci di restituire allo Stato il ruolo che gli compete di garante autorevole e sovrano del benessere del proprio popolo.
Siamo incappati in politici attaccati come cozze alle loro poltrone, non esclusi quelli che, piombati in parlamento con l’intenzione di aprirlo come una scatoletta di tonno, alla fine si sono mangiati il tonno e ne vorrebbero ancora.
Uniti ce la faremo… andrà tutto bene … Abbiamo dichiarato guerra ad un nemico invisibile per scoprire, con ritardo, che, in passato, i nostri ‘alleati’ europei, in nome dell’austerità e dei conti in ordine, ci hanno costretto a dichiarare guerra alle spese sanitarie facendoci ritrovare improvvisamente senza un numero sufficiente di truppe e di armi per combattere un flagello che ha già condannando a morte miglia di cittadini innocenti.
Uniti ce la faremo… andrà tutto bene … ma prendendo le debite distanze da quel focolaio d’infezione costituito dall’Unione europea e dalla sua moneta-debito, l’euro.
Al punto in cui siamo, occorre una sana reazione, questa sì, autenticamente patriottica.
La Speranza è l’ultima dea…
Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali
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