Inchiesta mascherine, Domenico Arcuri indagato per peculato e abuso d’ufficio

di Redazione

L’ex Commissario per l’Emergenza Covid-19 Domenico Arcuri indagato e ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma

L’ex Commissario per l’Emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma, in relazione alla nota inchiesta sulle mascherine per le fattispecie di abuso d’ufficio e peculato. È quanto comunica l’ufficio stampa dell’ex Commissario, secondo cui «è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto».

Arcuri, interrogato sabato, risulta indagato per abuso d’ufficio e peculato nell’ambito dell’indagine che coinvolge, tra gli altri, gli imprenditori Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. L’ex capo della struttura commissariale venne iscritto anche per il reato di corruzione, fattispecie per la quale i pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno sollecitato l’archiviazione.

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La Guardia di Finanza, su disposizione della procura di Roma, ha notificato un decreto di sequestro alla struttura commissariale nazionale e alle strutture regionali in merito alle mascherine provenienti dalla Cina nell’ambito dell’inchiesta.

Indagini su affidamenti per un valore di 1,25 miliardi di euro

Il reato contestato in questo filone di inchiesta dai pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci è la frode nelle pubbliche forniture. Dalle indagini è emerso che i dispositivi di protezione individuale forniti erano «non conformi». Le indagini riguardavano affidamenti per un valore di 1,25 miliardi di euro effettuati dall’allora commissario straordinario per l’emergenza covid, Arcuri, a favore di tre consorzi cinesi, per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane che hanno percepito commissioni per decine milioni di euro.

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Mascherne e dispositivi di protezione non idonee e addirittura «pericolose»

«L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma» che da ‘consulenti nominati’ dai pm ha dimostrato che ‘gran parte’ per i quali si è disposto il sequestro «non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En” e «addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute», scrive la procura di Roma nel decreto di sequestro di 14 pagine eseguito dalla Guardia di Finanza. I Dpi in questione, sia mascherine chirurgiche che Ffp2 e Ffp3 o Kn95, non hanno passato gli esami all’«aerosol di paraffina» ed «aerosol al cloruro di sodio».

Nel documento i pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone scrivono che «appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispositivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate – potenzialmente inidonee o pericolose – non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l’accertamento di idoneità».

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