Riciclaggio per i Casalesi, 48 arresti: frode fiscale da 100 milioni | Video

di Redazione

Erano undici persone, oggi finite in carcere, a gestire le società e i conti correnti e a coordinare la rete degli «spicciatori»

Oltre 100 milioni di euro, frutto di frode fiscale, riciclati a favore del clan camorristico dei casaleri. È l’accusa che ha portato a 48 arresti e ad altre 15 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso. L’operazione “Evolution”, condotta dalla Guardia di Finanza, è scattata nell’ambito di un’inchiesta della Dda del capoluogo partenopeo tra le province di Napoli, Caserta e Salerno.

L’indagine, condotta dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e coordinata dai magistrati della Dda di Napoli, si è focalizzata su una serie di personaggi che, nell’arco di almeno quattro anni, hanno effettuato molteplici e rilevanti movimentazioni finanziarie per far confluire su conti correnti postali o carte Postepay ingenti somme di denaro che poi venivano prelevate in contanti da persone appositamente incaricate e remunerate.

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Il sistema, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si fondava sull’utilizzo di denaro frutto di frodi fiscali, già finite al centro di indagini che hanno portato a numerosi arresti. I significativi flussi finanziari ricostruiti dai finanzieri hanno trovato la loro origine in fatture false emesse e utilizzate da 51 società di comodo, sia italiane (con sedi nelle province di Napoli, Roma e Salerno) che di diritto ungherese, attive in vari settori, tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi, di imballaggi e di pezzi di ricambio per auto.

Erano undici persone, oggi finite in carcere, a gestire le società e i conti correnti e a coordinare la rete degli «spicciatori», ossia 52 persone, di cui 37 finite ai domiciliari e 15 destinatarie di un provvedimento di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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Le somme prelevate pari complessivamente a circa 80 milioni di euro nel periodo 2016-2020 (mediamente circa 55 mila euro al giorno) venivano poi consegnate a esponenti del clan dei Casalesi e utilizzate per il sostentamento di famiglie di detenuti legate allo stesso clan.

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