Ricostruiti numerosi tentativi di recupero o importazione di sostanze stupefacenti per i quali sono stati acquisiti elementi probatori a carico 37 persone
Sostanze stupefacenti dal Sudamerica al porto di Salerno, un traffico internazionale gestito da un’organizzazione criminale articolata con ruoli e mansioni ben precisi. È quanto scoperto nel corso di un’indagine condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Salerno e coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia, che ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari, di cui otto in carcere e 10 agli arresti domiciliari.
Indice Articolo
Sono stati, inoltre, ricostruiti numerosi tentativi di recupero o importazione di sostanze stupefacenti per i quali sono stati acquisiti elementi probatori a carico 37 persone, alcune delle quali non residenti in Italia. Tra gli indagati ci sono anche persone già ai domiciliari nell’ambito di altri procedimenti penali.
Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice dell’organizzazione vi era un capo che intratteneva rapporti con i fornitori e provvedeva a impartire disposizioni agli affiliati, un soggetto a cui era affidata la gestione operativa attraverso il raccordo dei vari faccendieri dediti alla ricerca di contatti all’interno del porto o comunque in grado di pianificare le modalità per consentire l’uscita della droga dagli spazi doganali.
Durante la indagini è stato accertato che l’associazione si è occupata del recupero e l’importazione di droga in diverse occasioni. In particolare, il gruppo si è occupato del recupero di un carico di 32 chilogrammi di cocaina, nascosti all’interno di un container frigo proveniente dalla Colombia e destinato al porto di Vado Ligure (Savona).
A causa di disguidi organizzativi, il container con la droga era stato reimbarcato verso un’altra destinazione. La banda, è stato ricostruito, ha messo in piedi un tentativo di importazione di 1,5 chili di cocaina dal Sud America da recuperare sul territorio spagnolo. Il trasportatore individuato per il viaggio Madrid – Salerno ha, però, disatteso l’accordo raggiunto con il gruppo criminale il giorno precedente alla partenza.
Il carico destinato a un gruppo criminale di Torre Annunziata
La banda si è, inoltre, occupata del recupero di un carico di 157 chili di cocaina, proveniente da narcotrafficanti sudamericani, transitato per il porto di Salerno e destinato a un gruppo criminale di Torre Annunziata (Napoli). La sostanza stupefacente nascosta a bordo della nave, non recuperata dal gruppo criminale, era poi arrivata nel porto canadese di Halifax e sottoposta a sequestro dalle autorità locali. Avviate anche due trattative per l’importazione, sempre dal Sud America, rispettivamente di mille e 200 chili di cocaina.
L’organizzazione operava nelle province di Napoli e Salerno grazie a un rodato sistema di approvvigionamento di sostanze psicotrope che vedeva impegnati gli indagati in continue e serrate trattative con diversi fornitori di nazionalità estera interessati al trasferimento di cocaina dai Paesi del Sudamerica.
Per eludere i controlli di routine effettuati nello scalo di Salerno la banda reperiva ditte di spedizione e di destinazione compiacenti con le quali predisporre idonea documentazione di supporto in modo da trasportare la merce illecita occultata in un carico di copertura all’interno di un container che, una volta giunto al porto di Salerno, veniva richiamato proprio dalla ditta di destinazione. Il sistema «ripp off» consentiva, invece, il recupero del narcotico in maniera furtiva mediante ingresso non autorizzato all’interno dello scalo marittimo e prelievo dei borsoni nascosti all’interno di container.
Oltre 18 chili di cocaina provenienti via mare dal Sudamerica
Sebbene vi siano stati alcuni casi in cui le trattative per l’importazione e l’acquisto di sostanza stupefacente non si siano concretizzate, il Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno è riuscito a sottoporre a sequestro nel porto dello stesso capoluogo, nel marzo 2019, oltre 18 chili di cocaina provenienti via mare dal Sudamerica e occultati all’interno della ventola del vano motore di un container frigo.
Nel corso delle indagini è stato anche ricostruita la cessione di due chili di a un uomo di origini salentine, dietro il pagamento di 69mila euro. In relazione ad alcune delle trattative individuate è stata riscontrata pure la presenza sul territorio italiano di soggetti di nazionalità estera, invitati appositamente ad intervenire dalle consorterie fornitrici del narcotico, con l’obiettivo di portare a termine le operazioni di cessione.