de Magistris abbandona la Clemente in mezzo al guado

di Mauro Della Corte

La nipote del senatore Ruotolo in preda ai marosi del trasformismo vede assottigliarsi sempre di più il suo peso elettorale

L’autorizzazione ad accettare 150 tonnellate di rifiuti romani al giorno di de Magistris è la dimostrazione lampante che il movimento arancione ha completamente abbandonato la sua candidata sindaco Alessandra Clemente. Una decisione del sindaco uscente che può perfino danneggiare la sua «delfina», già resa complicata dalla diaspora di numerosi pezzi di coalizione che hanno fatto il salto della quaglia riproponendosi con l’ex ministro Gaetano Manfredi (e qualcuno anche con Maresca).

La fine del progetto è segnata addirittura da chi quell’idea l’aveva realizzata: Giggino de Magistris. Il sindaco di Napoli uscente, e in corsa per la presidenza della Regione Calabria, ha definitivamente spento gli entusiasmi della sua sodale in un’intervista a «Il Mattino». «Il tema è che ho rappresentato in dieci anni una cosa non ripetibile» ha affermato. Irripetibile, niente di più categorico.

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Perché per il due volte primo cittadino la Clemente non è riuscita a unire le diverse anime della coalizione, come aveva saputo fare lui mettendo insieme centri sociali, borghesia e fasce popolari della città. Non è riuscita a camminare con le sue gambe, a proporre un progetto alternativo, valido e «ad allargare a sufficienza il gruppo» che supporta la sua candidatura. Tutto questo, secondo de Magistris, ha causato la diaspora d’interi pezzi di giunta e di movimento. Ma Giggino parla anche della fine di un’epoca, come se già sapesse che la candidatura della sua pupilla non avrà un lieto fine.

Per l’ex pm è la fine di un ciclo

A sentire l’ex Pm si percepisce «che si è alla fine di un ciclo» e che Alessandra Clemente non ha un profilo adeguato. Lo precisa chiaramente quando, parlando di Manfredi e del centrosinistra, spiega che «senza di me possono tornare a vincere proprio perché non ci sono simili personalità».

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Un altro dato da sottolineare è la lontananza dell’ex magistrato da Palazzo San Giacomo e dalla campagna elettorale, lui prova a giustificarlo come una forma di rispetto verso tutti i candidati e per la città in nome della trasversalità ma la verità è che ha scelto di non fare campagna elettorale per l’ex assessore. Ed è così che dopo averla buttata nella «fossa dei leoni» ha deciso di abbandonarla.

L’intervista di Luigi de Magistris quindi segna la fine ingloriosa di un sodalizio che era stato agevolato dall’ambiente da cui proveniva l’entourage della Clemente, il mondo di Libera, di Sandro Ruotolo e di Annozero di Michele Santoro e Marco Travaglio che gli avevano dato enorme spazio quando era pm a Catanzaro con velleità politiche.

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