I Talebani minacciano: «Se gli Stati Uniti o la Gran Bretagna cercheranno di guadagnare tempo per continuare le evacuazioni dall’Afghanistan ci saranno delle conseguenze»
I Talebani hanno già dismesso l’atteggiamento buonista, progressista e aperturista verso l’Occidente. Un’apertura che non è durata manco 15 giorni. Ieri sono tornati a minacciare. A scatenare la rabbia dei fondamentalisti islamici la possibilità che le coalizioni internazionali restino in territorio afghano oltre alla data del 31 agosto.
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Secondo un’indiscrezione, infatti, il premier britannico Boris Johnson avrebbe intenzione di chiedere al presidente Biden di estendere la permanenza ben oltre quella data per consentire l’evacuazione di più persone. Richiesta pervenuta anche da Francia e Germania
Possibilità che non è piaciuta ai Talebani. «Se gli Stati Uniti o la Gran Bretagna cercheranno di guadagnare tempo per continuare le evacuazioni dall’Afghanistan ci saranno delle conseguenze» ha affermato Suhail Shaheen, uno dei portavoce dei talebani e membro del team di negoziazione del gruppo in un’intervista a Skynews a Doha.
«Il presidente Biden – aggiunge – ha annunciato che il 31 agosto avrebbe ritirato tutte le truppe americane. Quindi se estendono il limite significa che stanno estendendo l’occupazione e non ce n’è bisogno», ha detto ancora il portavoce dei talebani ribadendo che se «l’intenzione è continuare ad occupare» l’Afghanistan «si romperà la fiducia e ci sarà una reazione».
Oggi G7 straordinario sull’Afghanistan
A quanto trapela il presidente del Consiglio Mario Draghi chiederà di coinvolgere Cina, Russia, Turchia, India e Arabia Saudita nella gestione del futuro del Paese. Il premier ribadirà ai partner del G7 che la priorità resta la difesa dei diritti fondamentali, la difesa dei diritti delle donne, la protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni nella difesa della costruzione di un Afghanistan democratico.
Questo obiettivo deve essere perseguito in tutti i contesti possibili, secondo Draghi. Ma il contesto geopolitico e strategico dentro il quale si colloca il futuro del paese asiatico dopo la presa del potere degli studenti coranici è molto ampio e non puo’ prescindere dal coinvolgimento di Pechino, di Mosca, di Delhi e di Ankara: Cina, Russia, Arabia Saudita, Turchia, India, sono membri del G20 ed è dunque il G20 la sede naturale dove poter avviare questa operazione di collaborazione.
Intanto in Europa sono nati i primi dissidi tra le nazioni sul modo di gestire i profughi afghani che arriveranno nell’Unione. Ieri il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il premier ungherese Viktor Orban hanno espresso la propria opinione.
«Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015. La gente che esce dal Paese deve essere aiutata dagli Stati vicini. L’Ue deve proteggere le frontiere esterne e combattere la migrazione illegale ed i trafficanti di esseri umani» ha scritto Kurz su Twitter. «L’Austria – aggiunge – ha accolto 44mila afghani. Abbiamo una delle più grandi comunità afghane pro-capite al mondo, dopo Iran, Pakistan e Svezia. Ci sono ancora grossi problemi con l’integrazione e siamo quindi contrari all’aggiunta» di altri profughi.
«Proteggeremo l’Ungheria dalla crisi dei migranti» ha detto invece il premier ungherese, Viktor Orban, in un’intervista ad una radio. Secondo Orban, occorre evitare che i profughi lascino la regione, evidenziando l’importanza di sostenere la Turchia – che avrà un ruolo «fondamentale» – ed i Paesi dei Balcani per evitare l’ingresso dei migranti nell’Unione europea.