Da qui alla pausa estiva la politica dovrà vedersela con…Il Punto G. Se state pensando a quello siete decisamente fuoristrada. Infatti, G stavolta sta per green pass e giustizia, nel senso di riforma e cioè quella che il ministro Cartabia nelle scorse settimane ha presentata. Da qui fino alla pausa estiva del Parlamento, presumibilmente intorno al 9/10 agosto, saranno questi i due temi che terranno banco e su cui la maggioranza di governo, per la verità spaccata su entrambe le questioni, e l’Esecutivo dovranno trovare un punto di caduto.
In altri contesti politici questi due temi avrebbero fatto temere la crisi di governo, in special modo il secondo, ma complice l’arrivo del Semestre bianco, dal 2 agosto il presidente della Repubblica perché in scadenza non potrà più sciogliere le Camere, e soprattutto l’assenza di alternative a questo Esecutivo assisteremo ad uno slalom degno del miglior Alberto Tomba.
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Insomma, alla fine tanto rumore ma tutto andrà liscio. La classica tempesta in un bicchiere d’acqua. Ma comunque non saranno giorni semplici e soprattutto senza esclusione di colpi, perché alla fine tutti vorranno avere la loro parte in questa commedia e nessuno, ufficialmente, vorrà uscire sconfitto.
Green pass, 20mila italiani in piazza per protestare
Partiamo dal green pass. Il week end appena passato ha dato un assaggio del clima e delle difficoltà in cui si muoverà questa misura. È vero che si è registrata un’impennata delle richieste di vaccino, in Friuli si è arrivati a quasi il 200 per cento in più, ci sono però anche circa 20mila italiani scesi in piazza per protestare contro quella che secondo i contestatori è la ‘dittatura sanitaria’.
A soffiare sul fuoco delle contestazioni in particolare l’estrema destra, come Casapound e Forza Nuova, che già si erano resi protagonisti delle manifestazioni di protesta all’epoca delle chiusure di ottobre/novembre. E non è da escludere che ad unirsi a questi ci saranno a breve anche esponenti del mondo degli ultras e chissà anche della criminalità, come appunto avvenne in autunno.
Comunque sia il malumore è diffuso anche nel mondo della ristorazione per il timore di trovarsi a recitare la parte anche dei controllori con il rischio che dinanzi a presunte irregolarità di essere multati e di vedersi chiuso il locale. Ieri il ministro Speranza ha ribadito che «Non lo reggiamo il liberi tutti. Io devo dire la verità: c’è ancora una curva che sale e una sfida complicata da gestire», e che quindi il green pass «è la strada che abbiamo per evitare chiusure. Le chiusure le possiamo evitare perché abbiamo il 65 per cento delle persone vaccinabili che ha avuto almeno la prima dose e il 55 per cento che ha avuto due dosi».
A parte il malcontento c’è anche il dubbio sull’opportunità di introdurre una misura che alla fine conduca a un obbligo vaccinale surrettizio e soprattutto capace di limitare la libertà personale. Su questo punto Fratelli d’Italia è molto critica. Su twitter ieri Giorgia Meloni scriveva: «Provate a fare un piccolo esperimento smettere di chiamarlo #greenpass e chiamatelo per quello che è: ‘lasciapassare governativo che autorizza alla vita sociale’. E poi argomentate così le tesi pro e contro. Per chiarezza e onestà nei confronti degli italiani».
Meloni: «Stanno provando a tapparci la bocca in ogni modo»
Parole che comunque evidenziano anche la cautela con la quale si cerca di affrontare il tema per il timore di finire schiacciati tra i novax, e infatti la Meloni a sua volta precisa: «Dicono che noi di Fratelli d’Italia siamo “negazionisti”. Solo perché siamo gli unici che hanno il coraggio e la libertà per porre delle domande e pretendere delle risposte chiare dal “governo dei migliori”. Stanno provando a tapparci la bocca in ogni modo, anche calpestando i diritti dell’opposizione, anche diffondendo fake news sul nostro conto. Ma noi non ci facciamo intimidire, e continueremo a batterci a fianco del popolo italiano per sconfiggere la pandemia e salvare la nostra economia e i posti di lavoro».
Sul fronte della maggioranza Matteo Salvini dopo il pesantissimo affondo di giovedì del premier, che ha bollato gli appelli a non vaccinarsi ad appelli alla morte, cerca di guadagnarsi un suo spazio di manovra. Venerdì si è vaccinato, sgombrando così il campo da equivoci, ma la sua linea è quella di evitare di «imporre la stessa scelta, o peggio un obbligo, ad altri milioni di Italiani che hanno un’idea diversa dalla mia. E soprattutto per bimbi e ragazzi sono contro qualsiasi obbligo o costrizione. Il diritto alla scuola, ovviamente in presenza, andrà garantito a tutti, nessun bimbo o insegnante escluso». Da qui l’annuncio di un pacchetto di emendamenti per cambiare il provvedimento.
Chi invece rifugge dall’associazione green pass-vessazione è Luigi Di Maio, per il quale «basta vedere il numero di prenotazioni per la vaccinazione delle ultime 24 ore per capire che evidentemente il sistema del green pass sta funzionando. Sono i dati a parlare. Noi non lo stiamo facendo per vessare gli italiani. Non si capisce perché l’Italia debba pagare un prezzo perché c’è una parte di cittadini che non si vuole vaccinare».
Conte e il M5S alle prese con la riforma della giustizia
In realtà il M5S è distratto da altro e cioè dalla riforma della giustizia, l’altro Punto G di questo governo. Qui la questione è senza dubbio più spinosa. E questo anche perché il premier Draghi ha già in tasca la richiesta di voto di fiducia sul testo predisposto dalla ministra Cartabia, e addirittura con il voto favorevole di tutti i ministri cinquestelle. Decisione che ha fatto gridare molti al tradimento.
Il premier però non ha intenzione di infierire sul M5S e soprattutto sul neo leader, in attesa di investitura ufficiale, Giuseppe Conte. Infatti, sempre nella conferenza stampa di giovedì il premier Draghi ha assicurato la disponibilità a modificare il testo purchè non si intervenga sull’impianto del provvedimento.
Da allora l’ex premier Conte è alle prese con riunioni e incontri, questa settimana ce ne sarà uno con i parlamentari del Movimento, per trovare una quadratura del cerchio. Un punto di caduta potrebbe essere l’eliminazione dei processi per mafia dalla tagliola dell’improcedibilità. In effetti dal ministro Cartabia era giunta la rassicurazione che questi non sarebbero stati ricompresi nella riforma, così come quelli per terrorismo. Ma le rassicurazioni della Guardasigilli non sembrano aver convinto i Cinquestelle.
Da qui la trattativa per cercare di individuare una via d’uscita. I tempi comunque sono stretti. La riforma sbarcherà in Aula venerdì 30 e presumibilmente andrà in votazione tra il 2/3 agosto, non il massimo per Conte che sarà impegnato contemporaneamente con la votazione del nuovo leader Cinquestelle sulla piattaforma.
Come detto la riunione in settimana con i parlamentari servirà a fare chiarezza, ma pallottoliere alla mano si vocifera di un gruppo di qualche decina di parlamentari pentastellati ortodossi, c’è qualcuno che parla di una cifra intorno ai 20-40, che avrebbe già fatto sapere all’ex premier di non garantire la fiducia al governo. Assenze che però non pregiudicherebbero l’approvazione della riforma, ma che sarebbero pesanti sul piano politico. Senza dubbio non un bell’inizio per il neo leader del Movimento Giuseppe Conte.
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