Caserta, periferie al centro. Continuano le bufale elettorali. Il PD smetta di subire

di Nicolò Antonio Cuscunà

Carlo Marino vive il disfacimento della città senza accorgersene, emotivamente troppo coinvolto per avere consapevolezza del terreno che gli frana sotto i piedi. Il Partito Democratico, conservando ancora entità politica, al contrario, dovrebbe avere consapevolezza delle circostanze e porvi riparo ritirando la – subita – candidatura.

Marino Carlo, podestà uscente, erroneamente crede di trovarsi al cospetto di avversari frammentati, divisi e non disponibili a superare differenti visioni strategiche e personali. Così appare, così non è . E le storiche «convergenze parallele», coniate per anticipare il «compromesso storico» (DC … PCI), finiranno per concretizzarsi nel centro destra votato alla «rinascita di Caserta».

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Carlo Marino continua a disprezzare Caserta e i casertani

Svende le proprietà comunali, compreso villa Maria Carolina d’Asburgo, il demanio Rocca (monte Tifata), negozi e appartamenti. Causa disservizi negli uffici (anagrafe, patrimonio, polizia municipale, ecc.). Aumenta i debiti per un milione di euro, derivati dalla condanna riportata per non avere corrisposto il dovuto a 105 dipendenti messi anticipatamente in pensione.

In questo tragico scenario, senza freni inibitori e dimostrando disistima verso i casertani, continua a dissipare risorse elargendo clientele elettorali. A tal riguardo, questo giornale, ha già puntualmente informato e denunciato l’uso di risorse pubbliche finalizzate a carpire consensi elettorali.

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Riferiamo a quattro spot pubblicitari denominati “Periferie al Centro”, riqualificazione di: Puccianiello, Santa Barbara, Tuoro e Parco Primavera. Affidamento a pagamento d’incarichi a professionisti per redigere roboanti progetti di riqualificazione urbana, di periferie degradate, di fatto risultati «pasturazione per piscitielli di cannuccia».

L’ultimo affidato all’architetto Raffaele Fimmanò: recupero del palazzetto di ginnastica e tensostruttura (ex pallone) parco Primavera – Tuoro. Entrambi ruderi devastati per il colpevole abbandono da parte dell’Ente Comune proprietario.

Recupero formale, estetico e architettonico per incidere sul tessuto sociale, recupero della palestra, inserendo al piano terra anche attività commerciali (?). Oddio, l’ennesimo tentativo di sopperire alla latitanza di Enti, associazione e clero, generatori del disagio sociale ed economico, con sport di nicchia e play ground. Chiaramente, il tutto condito con nuovi percorsi (di fresco scoperti) e parcheggio dalla palestra alla piazza di Tuoro, villa Santa Cecilia. Non è dato sapere quale piazza, se quella in progettata sostituzione con un parcheggio sotterraneo (piazza Suppa) oppure una nuova di cui Tuoro non ha conoscenza.

Ipotizzate squadre di pallavolo di serie A, recupero al sociale sportivo di un quartiere da anni abbandonato, di cui la proprietà comunale non ha conoscenza di chi vi abita. Quartieri dormitorio, sorti per appagare famelici appetiti di palazzinari, castrum dormitori asociali, isole nel deserto senza servizi. In questo quadro desolante, Carlo Marino affida incarichi spendisoldi per «cambiare tutto» lasciando le medesime condizioni generatrici dell’attuale, incancrenito, disastro sociale.

Il Piano Urbano Comunale (PUC) continua ad essere acqua fresca

Ricordiamo, il PUC è stato nascosto da Carlo Marino per oltre due anni (Pica Ciamarra – Marzo 2019), dallo stesso affidato a due noti architetti, per appuzzuttarlo (ovvero adeguarlo agli abusi edilizi e alle colate di cemento degli ultimi 5 anni). Il PUC della città dei 10 minuti, verde e dal TPL ad idrogeno, come previsto dai progettisti, non crediamo contenga altre attività commerciali con l’apertura di nuove strade.

Rammentiamo all’architetto Fimmanò, quanto accaduto negli ultimi 10 anni nella zona interessata al palazzetto dello sport. Precisamente in via A. di Borbone, sono nate e miseramente morte almeno 5 piccole attività di «prossimità», termine di moda, usato ed abusato per indicare le salumerie sotto casa. Per cui non comprendiamo l’ipotesi progettuale di «attività commerciali» inserite nella parte terra del palazzetto di ginnastica.

Conclusioni:

Il Partito Democratico, di cui Carlo Marino è espressione, analizzi il degrado e il disagio sociale in cui è condannata la città. S’interroghi sulla presa di distanza, di larga parte della città, dell’associazionismo, della cultura del volontariato, dal primo cittadino non incline all’ascolto (vedasi le decine di liste elettorali presentate distinte e distanti). Non si arrocchi sulla «torre d’avorio» dell’isolamento ed ascolti la città carente anche nei servizi minimi collettivi e alla persona.

Scenda dal piedistallo sul quale l’ha isolato Marino in arrogante solitudine decisionale e restituisca al Consiglio Comunale la dignità sottratta . Il partito Democratico, se ancora in esso albergano i valori fondanti del dialogo partecipativo e democratico, indirizzi la città verso un futuro migliore ritirando la fiducia a Carlo Marino.

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