Fase 2: Governo e Centrodestra cercano un centro di gravità permanente ma imprese e Regioni spingono per la riapertura

Da un lato la politica, che dopo le roventi polemiche degli ultimi giorni come direbbe Battiato, cerca un centro di gravità permanente; dall’altro le Regioni, le imprese e il mondo produttivo che chiedono a gran voce di dare il via alla Fase 2 e tornare a riaprire

Fontana chiede in Lombardia di riaprire dal 4 maggio

E’ su questo binario che probabilmente si giocheranno le prossime settimane, almeno fino al 3 maggio quando scadranno le misure eccezionali decise dal governo e si dovrà scegliere cosa fare. Per allora dovrebbe essere pronto anche il programma della task force guidata da Vittorio Colao, nata proprio per elaborare linee guida per l’uscita dalla fase più acuta dell’emergenza. Un compito che però per lo stesso ex ad di Vodafone si sta rivelando molto complicato per le numerose resistenze che sta trovando sul suo cammino.

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Dal premier, che non a caso ha preferito una struttura ampia proprio per depotenziare il ruolo di questa task force, da decisionale a puramente consultiva. Dalle Regioni, a cominciare dal governatore lombardo Fontana che ha lanciato la proposta di ritornare alla normalità a partire dal 4 maggio. Obiettivo poi ridimensionato dinanzi alla levata di scudi del governo e della stessa maggioranza, con il leader del Pd Zingaretti che ha chiarito che se deve esserci la Fase 2 questa deve avvenire in una logica nazionale.

Urso: anziché creare task force affidarsi al Cnel

Fontana a parte la posizione dei governatori sembra essere univoca e cioè: non saranno i tecnici a decidere il da farsi perché questo dovrà stabilirlo la politica. E in questo contesto si inserisce un’interessante riflessione fatta, ieri nel corso dell’informativa in Aula del ministro Catalfo, dal senatore Adolfo Urso, il quale ha chiesto, «al posto di altre task force che creano solo altra confusione non era meglio rivolgersi al Cnel, a cui la Costituzione attribuisce proprio il compito di consulente di Parlamento e governo in materia di economia e lavoro per programmare la necessaria ripartenza?».

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Carlo Bonomi designato presidente di Confindustria: «politica smarrita, serve la Fase 2»

Ma a spingere verso la Fase 2 c’è soprattutto il mondo produttivo e industriale che proprio al Nord concentra il proprio potere e che guarda con enorme preoccupazione i giorni di chiusura che passano. E non è un caso che il nuovo presidente designato di Confindustria, il 31esimo, Carlo Bonomi venga dalla guida di Assolombarda. Anzi sembra essere un segnale chiaro alla politica a cui Bonomi rivolge subito parole poco lusinghiere soprattutto per la scelta di affidarsi a troppi comitati di esperti che «dà il senso che la politica non ha capito, non sa dove andare».

E rivolgendosi agli imprenditori indica due obiettivi: «Riprendere le produzioni, perché solo quelle danno reddito e lavoro e non certo lo Stato, ed evitare una seconda ondata di contagio che ci porterebbe a nuove misure di chiusura che sarebbero drammatiche e devastanti. Per noi questa sfida si pone oggi e non tra tre mesi».

Dall’altro lato come detto c’è la politica che oltre che «smarrita», come dice Bonomi, appare anche incapace di trovare quel suo centro di gravità permanente. Nella maggioranza – messa sotto la cenere il fuoco del MES e quindi sempre pronto a ravvivarsi – si guarda ai prossimi step. Nel week end inizieranno i lavori dell’ennesima cabina di regia con il ministro Francesco Boccia e i rappresentanti degli enti locali proprio per «discutere di quelle che possono essere le modalità della Fase 2».

Anche in Senato soltanto informativa senza voto. Ma Calderoli è in agguato. Lunedì CdM per scostamento bilancio

Ma è la settimana prossima che sono previsti gli impegni più significativi. Si inizierà lunedì alle 10 con il Consiglio dei ministri per chiedere lo scostamento di bilancio per varare l’ormai famoso decreto Aprile. Mentre per martedì il premier Conte è atteso alla Camera e al Senato per l’informativa in vista del Consiglio europeo di giovedì 23. A proposito anche al Senato ieri la maggioranza è riuscita a spuntarla, evitando così a Conte anche a Palazzo Madama il rischio di un voto al termine delle sue dichiarazioni. Anche se tra i corridoi vellutati del Senato si vocifera di un’iniziativa del senatore della Lega, nonché vicepresidente, Roberto Calderoli per incastrare il premier.

Tregua telefonica nel Centrodestra fino al Consiglio europeo

Infine, c’è il centrodestra che proprio sul MES sembra aver smarrito il suo centro di gravità permanente. Da un lato il duo Salvini e Meloni fieramente contrari all’ipotesi di accedere ai fondi messi a disposizione dal MES, circa 36 miliardi, e dall’altro Silvio Berlusconi che ha parlato di «errore clamoroso» in caso di non utilizzo.

Soltanto a sera, grazie a un vertice telefonico, si sarebbe raggiunta una tregua che secondo alcuni sarebbe soltanto temporanea e fino al Consiglio europeo, quando sarà possibile capire davvero se e a quali condizioni sarà possibile accedere al MES. Fino ad allora l’obiettivo è di marciare uniti e non alimentare polemiche, concentrandosi sulle risposte concrete da dare a famiglie, imprese e lavoratori alle prese con l’emergenza coronavirus.

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