«Se la mafia fa paura, lo Stato deve farne di più», questa la frase che racchiude l’essenza della manifestazione sportiva in memoria di Beppe Alfano e Dino Gassani organizzata dai ragazzi di Gioventù Nazionale, sezione Berta e Il Burbero.
Domenica 23 maggio, data in cui ricorre l’anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il Giudice Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo, e la sua scorta composta dagli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, i militanti delle già citate sigle del mondo della destra napoletana si sfideranno in un torneo di calcio sui campi di Villa Nestore.
La scelta del luogo non è casuale. Villa Nestore, infatti, è un centro sportivo sottratto alla criminalità organizzata nel difficile quartiere di Scampia e affidato al Centro Nazionale Sportivo Fiamma che, nella figura del Presidente Antonio Arzillo, da anni si impegna a riportare la normalità in una zona che fino a poco tempo fa veniva considerata “franca”.
Tanti sono gli attacchi che il CNSF ha subito dalla piccola – e meno piccola – delinquenza locale, tra cui un attentato dinamitardo che voleva avere come scopo quello di convincere Arzillo a rinunciare all’idea di fare di Villa Nestore una roccaforte di legalità all’interno di quel quartiere: tentativo fallito.
Casuale non è nemmeno la scelta di dedicare la manifestazione alla memoria di Alfano e Gassani. Si tratta di due figure apparentemente diverse tra loro: Beppe Alfano, “il rompipalle”, giornalista che nella sua Barcellona Pozzo di Gotto dava fastidio a troppi, soprattutto ad uomini d’affari e politici invischiati con la mafia locale; Dino Gassani, importante e stimatissimo avvocato penalista, già Consigliere Regionale della Campania, che, con le sue arringhe in tribunale, mise in ginocchio la NCO di Raffaele Cutolo.
Entrambi hanno scelto lo stesso destino: quello di morire, scientemente, per contrastare quel fenomeno mafioso che ha distrutto tante vite, che ha mortificato la loro terra.
Sia Alfano che Gassani sono totalmente sconosciuti ai più, il loro sacrificio è praticamente finito nel dimenticatoio, forse perché a qualcuno non è andato a genio il fatto che fossero militanti e dirigenti del Movimento Sociale Italiano.
Le loro storie meritano di essere approfondite e diffuse. Nel frattempo si scende in campo, con i giovani, perché: «Se la gioventù le negherà il consenso, anche la onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo».