Tempo di riforme. Il Capo dello Stato non può limitarsi a prendere nota dello sfascio sperando di evitare il peggio

di Mimmo Della Corte

«È una scorrettezza politica», chiedere se sia utile al Paese un Capo dello Stato e del Csm, che assiste senza intervenire – se non con messaggi retorici che tutti sentono, ma nessuno ascolta – al disastro del Paese, sia sotto il profilo politico-sociale che giudiziario ed economico, perché, a suo dire, la Costituzione glielo impedisce? Ed è forse incostituzionale, rispondere di no, perché Capo dello Stato, non è sinonimo di notaio dello sfascio?
Dal principio.

Un anno fa, l’avvocato siciliano, Amara, denunciava al pm milanese Storari che a decidere le carriere dei giudici non era il Csm, ma una presunta loggia massonica, “Ungheria” che coinvolgerebbe imprenditori, giudici, generali e finanzieri. Questi, dopo averne parlato con il suo capo Greco, e senza aprire alcuna indagine, consegna una copia del dossier al membro del Csm, e già leader dell’Anm, Davigo e ai giornali che, però, insabbiano.

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Ora il coperchio è saltato e i media – a differenza dei giudici, della ministra della Giustizia, Cartabia che tacciono e di Mattarella che finge di non vedere – ne parlano diffusamente. Fra i giudici volano gli stracci e il 90% degli italiani, non ha più fiducia in loro.

Così, la giustizia è precipitata ancora di più in quell’occhio del ciclone delle polemiche, dov’era, finita, già sin dall’inizio della seconda repubblica, con l’operazione “mani pulite”, con la quale la Magistratura ha preso il sopravvento sulla politica. Una realtà, recentemente, ribadita dal direttore de ‘Il giornale’, Alessandro Sallusti e Luca Palamara, con il libro-Intervista, ‘Il Sistema’, nel quale l’ex leader dell’Anm, con le sue risposte alle domande del collega, ha illuminato gli anfratti di “Potere, politica, affari” e svelato «la storia segreta della Magistratura italiana».

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Viene da chiedersi. Allora, cosa potrebbe succedere se la legge Zan – che la parte più ragionevole di Pd, arcilesbica e arcigay vorrebbe bloccare perché «pasticciata e da rivedere» e considera degno delle patrie galere chiunque osi “criticare l’utero in affitto” – venisse approvata nel testo attuale e affidata per l’amministrazione a toghe ormai prive di credibilità agli occhi della gente.Al solo pensarci, vengono i brividi.

Per fortuna, il Recovery Fund – al di là delle incognite, sulla tempestica, sull’arrivo dei fondi e le lungaggini dell’approvazione, per altro non scontata, dei “frugali”, il che rischia di far saltare tutto, come ribadito su queste colonne più volte e di cui alla fine hanno dovuto cominciare a rendersi conto anche gli altri – impone che, per poter ottenere i fondi attribuitile (a proposito, per chi se ne fosse dimenticato, per incassare le risorse del Recovery, ovviamente, dopo che l’Ue avrà approvato il Pnrr, bisognerà prima anticiparle di tasca nostra) l’Italia debba provvedere a riformare la Giustizia. E, con il controllo dell’Ue, non potrà essere una riforma purchessia.

Non è neanche questo, però, l’unico affronto subito negli anni dal potere legislativo. Anzi, con il tempo, la situazione è peggiorata e si sono, addirittura, invertiti i ruoli, stravolgendo praticamente tutto. Legislativo ed esecutivo si sono scambiati le parti in commedia e con la scusa dell’emergenza, ha cominiciato a legiferare, il governo, con decreti legge che hanno effetto immediato e possono poi essere convertiti in legge dalle Camere entro 60 giorni dalla pubblicazione nella GU e – per evitare che decadano e perdano l’efficacia originaria – prorogabili più volte di seguito, fino all’approvazione definitiva.

Di più soprattutto nell’attuale legislatura, il ricorso ai decreti leggi, quasi mai è dipeso da motivi d’urgenza, ma dalla necessità di mandare avanti punti del “contratto di governo” che altrimenti avrebbero rischiato di saltare. Magari anche ponendo la questione di fiducia e limitando ulteriormente il dibattito parlamentare.

Il tutti muti “si” vota, del Pnrr e del dl sostegni al Senato, conferma che Draghi o no «tutto cambia, ma nulla muta». E Mattarella in tutto questo tempo ha sempre taciuto. Ciò detto, siete proprio sicuri, che la Costituzione “più bella del mondo”, non meriti qualche piccolo aggiornamento, per restare tale?

Setaro

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