«L’argomento delle dipendenze è pregnante e ho ascoltato con attenzione la relazione del ministro Dadone che ha evidenziato alcuni dati. Colpisce l’aumento, tra l’altro – per l’anno 2019 – del ricorso al gioco d’azzardo: una dipendenza che ha la caratteristica della comorbilità, in quanto quasi sempre associata ad altre forme di dipendenza».
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Tiziana Drago, a seguito dell’audizione della Ministro alle politiche giovanili, Fabiana Dadone, in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.
«Ciò – spiega – incide pesantemente sull’equilibrio delle famiglie che ne portano il reale peso, tanto che molti coniugi giungono alla separazione, anche con progressivo allontanamento dalle persone care. Una vera e propria piaga sociale che rischia di assumere proporzioni maggiori nel 2020, l’anno dell’inizio e del protrarsi della pandemia, i cui dati non ci sono stati forniti. Se già sono allarmanti quelli del 2019, non oso pensare quali possano essere i più recenti».
«A mio giudizio – continua -, qualunque sia la forma di dipendenza in età giovanile, i riflettori vanno puntati sulle agenzie educative per eccellenza: la famiglia e la scuola. Occorre che scuola e famiglia si coalizzino, mettendo al centro lo studente nella sua interezza psico-fisica: occorre condurlo a non reprimere le sue emozioni, decodificandole, comprendendole. Occorre trovare un equilibrio tra le emozioni positive e negative, elaborando queste ultime e canalizzando il tutto verso un percorso di crescita, come motore alla motivazione degli alunni, portandoli, così, al successo scolastico».
«Uno dei principali campanelli d’allarme del disagio giovanile è, per l’appunto, l’andamento scolastico. In questo senso la formazione dei docenti è fondamentale: andiamo oltre i canonici 24 crediti formativi in ambito psicopedagogico, poiché occorrerebbe che chiunque studiasse in una facoltà che consenta come sbocco l’insegnamento, debba avere una formazione in ambito pedagogico e psicologico. Ragione ed emozioni vanno a braccetto. Lo sviluppo cognitivo non è altro dalla sfera delle emozioni, dei sentimenti».
«Permettere la giusta lettura delle emozioni determinerà la formazione di ragazzi più sicuri, che accettino i propri pregi e difetti e che sappiano trovare soluzioni ai loro problemi e alle normali sofferenze che la vita pone innanzi. Attraverso la scuola o altre agenzie educative, si potrebbero avviare corsi alla genitorialità; si potrebbe dotare ogni scuola di un’equipe psico-pedagogica, si potrebbero attivare percorsi formativo-informativi in ambito affettivo-relazionale, sull’educazione alla salute, come propongo nell’AS 1689».
«In tale direzione ecco perché la formazione permanente dei docenti sia fondamentale, come riferimento maturo, dopo quello genitoriale. Mi sembra doveroso citare lo psicologo statunitense David Goleman che richiama il concetto di ‘intelligenza emotiva’, determinata dalla ricerca dell’equilibro tra emozioni positive e negative per addivenire all’equilibrio psicologico. Attenzione, però, a non ritenere le emozioni ‘buone o cattive’, perché, in quanto istintive, sono frutto di stimoli esterni a noi ed hanno il carattere della temporalità. La questione è sostanziale. Così facendo, eviteremmo di continuare a soffocare le nuove generazioni. Diamo la possibilità di volare, senza ricorrere ad alcunché che non sia in loro».